Nel consueto appuntamento annuale di Cernobbio, si è parlato di tutto, anche di anonimato nelle transazioni finanziarie e riciclaggio!
L’intervento del rettore della Luiss – Paola Severino – al consueto appuntamento di Cernobbio mi da lo spunto per intervenire e sottolineare qualche punto di dissenso.
La Rete, esordisce la nostra ex Guardasigilli, “”rappresenta la fonte di nuovi modelli d’impresa, crea nuovi mercati, professioni finora sconosciute, accresce la conoscenza creando nuovo benessere attraverso un “lavoro condiviso” di cui alla c.d. sharing economy””.
Al contempo, continua l’illustre ospite, ci sono gli effetti collaterali, il c.d. rovescio della medaglia dico io, “”come lo sviluppo di attività criminali: l’anonimato e la mancanza di regole sulle cripto valute e creando grandi pericoli per la società””.
E ancora parla della pirateria elettronica ed informatica nella diffusa certezza di non essere identificati.
Ha anche accennato all’uso dei “Bitcoin[1]” per il riciclaggio e le estorsioni alle aziende per sbloccare computer infettati da virus, pretendendo il pagamento in Bitcoin su conti anonimi.
Osservazioni
Al netto dei problemi legati al furto di identità o all’utilizzo di documenti falsi utilizzati all’atto di accensione di un rapporto di conto presso un Intermediario finanziario– soprattutto in alcuni Paesi dell’Est Europeo dove gli adempimenti antiriciclaggio rappresentano un optional – non penso che l’attuale impostazione, anche alla luce della IV Direttiva Europea sull’antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo recepita in Italia con il Decreto legislativo n.90/2017, in vigore dal 4 luglio u.s. ci esponga ai rischi paventati nell’intervento descritto in premessa.
Mi spiego meglio:
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[1]
Il termine Bitcoin ha un doppio significato: si riferisce sia alla tecnologia sottostante al servizio sia alle singole monete utilizzate per acquistare beni e servizi come (più o meno) se si trattasse di euro e dollari. Per distinguerli, nel primo caso si usa la lettera maiuscola e nel secondo la minuscola. Si tratta, in parole povere, di un sistema di pagamento appoggiato alla Rete basato solo, appunto, sulla valuta proprietaria. Pensate a una sorta di Paypal, per semplificare ulteriormente, con una moneta che funziona solo all’interno del circuito, costi di commissione tendenti allo zero e transazioni anonime approvate quasi in tempo reale. Nel caso di Bitcoin non è coinvolto alcun ente centrale o organizzazione privata. Tutto si fonda sulle persone che fanno circolare le monete facendo acquisti online o nei negozi veri e propri che accettano il circuito. Per iniziare, consapevoli del fatto che il valore dei bitcoin non è fisso e può crollare o impennarsi da un momento all’altro, bisogna creare un portafoglio digitale che funga deposito o base per gli gli acquisti.