NEW YORK (WSI) – Sale la tensione tra il candidato a sindaco di Roma Alfio Marchini e “La Repubblica” dopo che ieri il quotidiano romano ha pubblicato un articolo in base al quale alcune società della galassia del costruttore romano Marchini “avrebbero ricevuto 60 milioni di euro via Lussemburgo da due fondi a loro volta finanziati dalla banca Pop Vicenza. E la stessa banca veneta, da tempo in grave difficoltà, è esposta per altri 75 milioni con l’imprenditore romano, candidato al Campidoglio”.
Questo denaro veniva dalle casse di Pop Vicenza, all’epoca guidata dal presidente Gianni Zonin, secondo quanto risulta al quotidiano. “In questo modo l’istituto di credito era così riuscito a dare nuovo credito all’imprenditore, con cui era già molto esposto. Adesso, i 75 milioni di prestiti a Marchini sono stati classificati tra i crediti incagliati, cioè quelli considerati dificili da recuperare” si legge nell’articolo.
Non si e’ fatta attendere la reazione di Marchini che ha chiesto 30 milioni di euro di risarcimento al quotidiano La Repubblica ”per articoli diffamatori”. ”In relazione all’articolo pubblicato oggi sul quotidiano ‘La Repubblica’ a firma di Fabio Tonacci e Francesco Viviano – si legge in una nota di Marchini – è stato dato mandato ai legali di adire ad una azione risarcitoria complessiva di 30 milioni di euro. Infatti, malgrado le precisazioni fornite ieri, nel testo sono ancora contenute falsità e gravi omissioni che hanno creato e continuano a creare gravi danni materiali e morali a persone e società , alcune delle quali tra l’altro quotate in borsa”.
”In particolare nell’articolo odierno – prosegue la nota di Marchini – i giornalisti riportano: ‘Il gruppo Marchini ha ottenuto in tale maniera 60 milioni di euro nonostante la Popolare di Vicenza avesse già erogato un credito di 75 milioni di euro che non era riuscita a recuperare…’ Premesso che, come già più volte ribadito direttamente e pubblicamente, sono indicate erroneamente società descritte come ‘facenti parte del gruppo Marchini’ o ‘riconducibili’ ad Alfio Marchini’, per quanto riguarda il prestito dei 75 milioni, non solo alla data delle suddette operazioni (i famosi 60, erogati da fondi ufficiali, e che certamente né Marchini né il management erano a conoscenza che fossero al 100% della banca) la posizione non era a incaglio ma la società aveva già pagato regolarmente circa 6 milioni di euro di interessi”.
”Piuttosto nell’articolo si continua ad omettere premeditatamente – conclude la nota – nonostante i giornalisti siano stati direttamente informati da Marchini, di come la società Lujan al pari di migliaia di azionisti è parte lesa nei confronti della banca per aver visto evaporare l’investimento fatto nel capitale della banca stessa. Danno ancor più grave perché arrecato utilizzando liquidità della società”.