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Investimenti: cresce la quota di chi si affida ad un consulente

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Investimenti: cresce la quota di chi si affida ad un consulente

Cresce nel 2020 la partecipazione ai mercati finanziari da parte delle famiglie italiane a rispetto all’anno precedente passando dal 30% al 34%. Così emerge dal VI Rapporto della Consob sulle scelte di investimento degli italiani secondo cui, dopo la liquidità, i fondi comuni d’investimento e i titoli di Stato risultano le attività più diffuse.

Perché gli italiani sono restii ad investire

Tra i fattori che disincentivano l’investimento indicati più di frequente dagli intervistati, dice il Rapporto, emergono la mancanza di risparmi da investire, la mancanza di fiducia e il basso livello di conoscenza finanziaria.

Tuttavia per chi investe, la fonte informativa più frequentemente citata nel 2020 sono gli esperti (consulenti finanziari o gestori) sebbene, rispetto al 2019, risulti in crescita la quota di intervistati che utilizza anche altre fonti informative come la documentazione relativa al prodotto offerto (prospetto informativo, scheda prodotto ecc.) e altre fonti specializzate quali riviste di settore o siti web.

Dal Rapporto dell’Autorithy guidata da Paolo Savona emerge che sono aumentati in modo significativo gli investitori che si affidano a un consulente o delegano a un gestore. Nelle scelte di investimento ci si affida al supporto professionale fornito dal consulente o dal gestore nel 41% dei casi (in crescita dal 30% del 2019), mentre si decide autonomamente nel 29% dei casi (40% nella precedente rilevazione). Poco meno del 60% infine consulta familiari e amici prima di effettuare una scelta.

Tra coloro che ricorrono al servizio di consulenza, continua il Rapporto, la quota di attività finanziarie detenuta sotto forma di liquidità risulta più contenuta. Gran parte degli investitori intervistati (85%) dichiara di monitorare i propri investimenti sebbene solo il 49% dichiari di farlo più di due volte in un anno.

Consulente, i fattori che spingono la sua domanda

La scelta del consulente finanziario è guidata prevalentemente dalla segnalazione ricevuta dalla propria banca di riferimento e dalle competenze del professionista, mentre il principale disincentivo alla domanda di consulenza è rappresentato dalla sfiducia, seguito dalla convinzione che il servizio non sia necessario alla luce del limitato ammontare delle somme investite e della mancata percezione del valore aggiunto del servizio stesso.

Rimane contenuta inoltre la disponibilità a pagare per il servizio di consulenza. Il 18% circa ritiene che sia un servizio prestato a titolo gratuito mentre il 40% ritiene che venga remunerato solo dall’intermediario per conto del quale opera. Inoltre solo il 32% degli individui intervistati è disposto a pagare per il servizio.

Dal Rapporto inoltre emerge che gli investitori che si avvalgono della consulenza finanziaria dichiarano di seguire i consigli del professionista, che rimane uno dei principali punti di riferimento nei casi in cui non si comprenda appieno il contenuto delle raccomandazioni espresse.
La maggior parte degli individui intervistati infine afferma di avere contatti con il professionista almeno una volta l’anno sebbene circa il 40% indichi di non aver avuto interazioni con il proprio consulente nemmeno durante le fasi di maggiore turbolenza sui mercati.