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Investimenti: l’oro ritorna in auge come asset class, l’outlook degli analisti

La corsa dell’oro non è finita. Anzi, secondo la società di gestione patrimoniale Sprott Asset Management, il metallo prezioso è “entrato in una nuova fase rialzista”, che spingerà i prezzi verso nuovi record, dopo che ieri hanno sfondato per la prima volta i 2.700 dollari (+32% circa).

Cosa c’è dietro la corsa dell’oro

Numerosi i fattori che stanno alimentando il rally dell’oro, a partire dall’impennata attesa del debito pubblico Usa che, secondo le stime del Congressional Budget Office (CBO) dovrebbe salire dal 98% del PIL nel 2023 al 181% del PIL nel 2053, il livello più alto nella storia del Paese.

“Con l’aumento del debito, cresce anche il rischio di una svalutazione della valuta”, hanno spiegato gli esperti di Sprott Asset Management, ricordando che questa erosione della fiducia nel biglietto verde aumenta l’attrattiva dell’oro come bene rifugio.

Ci sono poi, non meno rilevanti, le persistenti pressioni inflazionistiche e le difficili condizioni macroeconomiche che affliggono l’economia globale. Tutti fattori che suggeriscono che le banche centrali e gli investitori potrebbero fare incetta di metalli preziosi.

Arnout van Rijn, Portfolio Manager del team multi asset di Robeco ricorda, a questo proposito che, la scarsità dell’offerta, che cresce solo dell’1,3% l’anno grazie all’attività estrattiva, ma anche le prospettive della domanda saranno fondamentali per le quotazioni future. Al contrario, secondo l’esperto, i conflitti armati e le tensioni politiche non sembra abbiano avuto un grande impatto sui mercati finanziari. “Eppure, i conflitti globali hanno sostenuto la domanda di oro. Nei paesi sottoposti a sanzioni o a controlli sui capitali, il metallo giallo rimane un’ottima alternativa ai depositi bancari” nota l’esperto, che ricorda il ruolo delle banche centrali nella domanda del metalli prezioso.

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Secondo i dati del World Gold Council, associazione industriale delle principali aziende minerarie aurifere, gli acquisti netti di oro da parte delle banche centrali nella prima metà del 2024 sono saliti a 483 tonnellate, superando del 5% il precedente record stabilito nella prima metà del 2023.

E il trend sembra destinato a continuare. Secondo un sondaggio condotto dallo stessa associazione, nei prossimi cinque anni il 69% delle banche centrali intende aumentare la quota di oro nelle proprie riserve, a scapito delle posizioni in dollari USA. Attualmente, solo il 17% delle riserve delle banche centrali globali è detenuto in oro. La distribuzione geografica delle riserve auree mostra tuttavia una forte disomogeneità: mentre nei paesi occidentali l’oro rappresenta il 60-70% delle riserve, in Cina e India la sua quota è molto più bassa (5% e 10% rispettivamente). Questo dato – spiega Arnout van Rijn – lascia intuire chiaramente da quali aree geografiche potrebbe provenire la domanda futura.

Dove andranno le quotazioni

Cosa aspettarsi per i prossimi mesi? Un coro crescente di analisti mette in conto che il prezzo dell’oro continuerà a salire fino a 3.000 dollari. È il caso di Bank of America e Citi sono convinti che l’oro raggiungerà questo target nei prossimi sei-nove mesi. Mentre Vivek Dhar della Commonwealth Bank of Australia ha dichiarato in una nota di lunedì che vede l’oro a una media di 3.000 dollari nel quarto trimestre del prossimo anno a causa della “persistente debolezza del dollaro americano”.