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Investimenti: mini patrimoniale più salata

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MILANO (WSI) – Alla fine il minimo è caduto. L’imposta di bollo che grava su tutti gli strumenti finanziari (ma non sui conti correnti) nella notte tra il 15 e il 16 dicembre è stata modificata dalla Commissione Bilancio della Camera. In sintesi è stata alzata l’aliquota al 2 per mille, ma è stato eliminato il minimo di 34,2 euro dovuto da chiunque avesse investimenti dotati di rendiconto annuale, che rendeva fortemente regressiva la tassa per i piccoli depositi.

Per l’anno prossimo l’imposta sarà più salata, ma un po’ più equa. Soddisfatto il mondo che ruota intorno agli investimenti di piccola dimensione in Btp, azioni, fondi, polizze finanziarie, conti di deposito e così via. Anche se, trovando i soldi, sarebbe stato bello fare di più (vedi testo emendamento 1.2 006 nuova formulazione).

CHE COSA CAMBIA. Nel 2014 la mini-patrimoniale sale dall’attuale 1,5 per mille al 2 per mille e questo vale per tutti, indipendentemente dall’entità dell’investimento.

Facciamo un esempio: nel 2013 un mini investitore con 1.000 euro di Bot sul deposito titoli doveva pagare 34,2 euro, vale a dire il 3 per cento del suo investimento. Questo era l’effetto del minimo invalicabile stabilito dalla legge. La penalizzazione per i piccoli investitori valeva fino a 22.800 euro, la soglia di invarianza oltre cui l’aliquota cominciava a funzionare in modo progressivo, visto che 34,2 è pari all’1,5 per mille di 22.800.

ESENZIONI. Non pagheranno (e non pagavano prima) polizze vita ramo uno, fondi pensione, fondi sanitari, conti correnti e conti postali classici. I conti di deposito, quelli dove si vincola il denaro in cambio di rendimenti più elevati, sono considerati investimenti come i fondi, i Btp e le azioni.

PERSONE GIURIDICHE. Nel 2014, quindi, i privati con poche centinaia di euro e i milionari dovranno allo Stato il 2 per mille del loro risparmio. L’altro cambiamento riguarda invece le persone giuridiche. Per loro oggi c’era un tetto massimo pari a 4.500 euro che viene innalzato a 10 mila. In pratica, prima, con 5 milioni di euro si pagavano 4.500 euro. Oggi fino a 5 milioni di euro (la soglia di invarianza del tetto pari a 10 mila euro ) le società dovranno pagare il 2 per mille. Se vanno oltre, l’imposta per il 2014 è sempre pari a 10 mila euro.

CHE COSA SI POTEVA FARE DI PIU’. Secondo Alberto Foà, presidente di AcomeA sgr sostenitore negli ultimi due anni della battaglia contro il minimo iniquo, « il prossimo traguardo a cui puntare è l’estensione della no tax area anche agli investimenti finanziari e l’applicazione della mini patrimoniale anche ai conti correnti bancari e postali».

Oggi infatti i conti tradizionali fino a 5 mila euro di giacenza media annua non pagano alcun bollo. Da 5 mila euro in su pagano un fisso di 34,2 euro uguale per tutti, indipendentemente dalla giacenza media. Un diverso trattamento che può produrre distorsioni, favorendo i conti correnti rispetto ad altre formule di impiego del denaro.

Soprattutto se si resta nell’ambito degli investimenti poco remunerativi e poco rischiosi (Bot e fondi di liquidità, per esempio) che da sempre attraggono molto gli italiani. L’ampliamento della base imponibile, conclude Foà, potrebbe fornire le risorse per tornare a ridurre l’aliquota sotto l’attuale 2 per mille.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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