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Investimenti, 5 nozioni “old school” da superare

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La gestione del denaro è una materia in cui i vecchi adagi abbondano, efficaci o meno che siano. Ancora oggi, ci suggeriscono le rilevazioni della Consob, la gran parte dei risparmiatori si affida a consigli informali – quelli di parenti e amici reputati affidabili. La rivista specializzata nel settore luxury, Robb Report, ha dedicato a cinque miti della finanza personale una riflessione specifica. Non è difficile riconoscere in queste abitudini, in qualche modo, anche i limiti della saggezza popolare.

  1. Cash is king. Questa frase, traducibile come “la liquidità è ciò che più conta”, nasce per la valutazione degli affari delle imprese (in particolare il cash flow). Per il risparmio personale, però, impilare il contante non è una strategia efficace. La liquidità non investita non produce ritorni e si deprezza ogni anno a causa dell’inflazione, ovvero l’aumento dei prezzi per beni e servizi. Un cuscinetto di sicurezza in liquidità è importante e va tarato sulla base delle proprie uscite, in modo da poter fronteggiare un imprevisto senza dover correre il rischio di vendere asset in perdita. Per il resto “Conviene essere pienamente investiti, poiché nel lungo termine, le azioni rendono di più di bond e contanti”, ha dichiarato a Robb Report Ilka Gregory della wealth advisory firm Truvvo Partners.
  2. Il debito è il male. Indebitarsi può essere pericoloso, ma non è così in ogni circostanza. In particolare, quanto i tassi d’interesse sono molto bassi, come nella fase attuale. “Oggi, contrarre un modesto importo di debito può essere una buona idea anche se sei in grado di acquistare una casa in contanti”, ha scritto Robb Report, “questo è un ottimo modo per liberare fondi per altri progetti, come i lavori di ristrutturazione, ad esempio, ed evitare di vincolare denaro in una risorsa”. La liquidità potrà così essere indirizzata su asset che producono ritorni.
  3. Gli asset alternativi sono troppo rischiosi. Hedge fund, private equity e immobili sono tutti considerati asset alternativi destinati, in percentuali contenute, a investitori accreditati che devono soddisfare determinati requisiti di reddito e patrimonio netto. “Ciò non significa necessariamente che siano più rischiosi”, ad esempio, “gli investitori che possono permettersi una perdita di liquidità (cioè di facilità nel trasformare di nuovo in cash l’investimento) spesso ne beneficiano, dato che il private equity ha sovraperformato i mercati azionari che presentano un livello di rischio simile. Inoltre, l’aggiunta di alternative a un portafoglio di investimenti può aggiungere diversificazione, riducendo così il rischio, mentre aumenta il rendimento”.
  4. Investire solo per raccogliere dividendi e interessi. “Gli investitori potrebbero limitare le proprie scelte se favoriscono solo le azioni che offrono dividendi più alti rispetto a quelle con un maggiore potenziale di crescita”, ha affermato Robb Report, “il rendimento totale [total return], che include sia il reddito sia la rivalutazione, è un indicatore più solido”. Osservando quest’ultimo aspetti si può incrementare il flusso di reddito, aumentando la performance complessiva anche di fronte alle fluttuazioni del mercato.
  5. Gli investimenti sostenibili rendono di meno. Su questo argomento sono stati scritti numerosi studi, non sempre con conclusioni univoche. Nella gran parte delle analisi, tuttavia, non emerge una correlazione negativa fra gli investimenti responsabili e la performance, piuttosto viene evidenziata talvolta una relazione positiva fra alti valori ESG e performance.
  6. Avere più di un consulente finanziario aumenta la diversificazione. Per i soggetti più facoltosi il supporto di un professionista specializzato può essere utile per tracciare una rotta verso i propri obiettivi finanziari. L’idea di averne più di uno, però, presenta alcuni problemi. Il più importante è che potrebbe mancare la necessaria visione d’insieme per articolare al meglio il carico fiscale, le strategie d’investimento e la gestione dei guadagni. Di sicuro, però, aumenteranno le tariffe da pagare ai consulenti.