“Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere”, scriveva Baudelaire. Magari, una collezione di vini da investimento giù in cantina. Secondo la società di consulenza immobiliare Knight Frank, infatti, il vino da collezione è un settore che, per rendimenti, è secondo solo a quello delle auto d’epoca. Più agile da gestire rispetto a un parco di automezzi, il vino garantirebbe una rivalutazione del 192% nell’arco di 10 anni.
Secondo gli indici annuali della Knight Frank Luxury Investment, la previsione è più rosea solo per le auto d’epoca (334%). Inferiori al vino, invece, sarebbero le pur interessanti prospettive di rialzo delle monete antiche (+182%), gioielli (+103%), quadri d’autore (+78%), diamanti (+70%) e orologi (+69%).
Nell’ultimo anno, svelano le statistiche di Liv-ex, la società che valuta le performance del settore, i migliori vini italiani per valutazione sono stati Riserva Brunello di Montalcino 1955 di Biondi Santi (4.316 euro a bottiglia); Barolo Riserva Monfortino 1978 di Giacomo Conterno (3.267 euro).
Negli ultimi 15, inoltre, gli indici che tracciano le valutazioni dei migliori vini hanno mostrato incrementi superiori a quelli azionari come lo S&P 500 o lo Ftse 100.
In particolare, il Liv-Ex 100, che traccia i prezzi medi dei 100 vini da collezione più scambiati, ha visto crescere il suo valore del 213%; lo Standard & Poor’s 500 del 144%, il Ftse 100 appena il 59,2%.
“Visto l’andamento del recente passato non sarebbe una sorpresa se, nella prossima analisi, il vino conquistasse, come già successo in passato, il primo posto tra gli investimenti più redditizi, dopo un 2018 che ha visto battere record su record”, ha detto al Messaggero Alessandro Regoli, direttore dell’agenzia specializzata Winenews.