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Investire, che noia

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Ormai non fa più tanta notizia sapere che l’Italia è tra gli ultimi in classifica in tema di cultura finanziaria. Questo dato è confermato anche dagli studi Consob sulle abitudini di investimento degli italiani, rivolte principalmente all’acquisto (si, ho detto acquisto, poi capirete il perché) di titoli di Stato o azioni di qualche Blue Chip italiana.

Talvolta si pensa che la cultura finanziaria in Italia sia bassa, in realtà possiamo definirla inadeguata rispetto alle scelte che spesso un risparmiatore è chiamato a compiere e rispetto alla complessità e numerosità degli strumenti finanziari a disposizione. I dati della Consob ci confermano che solo una quota compresa tra il 33% e il 53% degli italiani sa dare correttamente la risposta a domande semplici riguardanti tassi, inflazione e rischio.

Dove sta allora l’inghippo? Si trova spesso nei cosiddetti “bias comportamentali”, ovvero distorsioni della realtà dovute a vari fattori. La principale è la cosiddetta over-confidence, cioè la percezione di avere maggiori conoscenze di quanto in realtà se ne hanno. Questo il motivo per cui spesso non ci si rivolge a un consulente finanziario, e chi si rivolge spesso pretende di sapere più di lui.

 

 

 

Cosa significa investire?

Alzi la mano chi non conosce qualcuno che ha acquistato, per gioco o per convinzione, uno strumento finanziario “a caso”. Si, a caso, ovvero senza uno scopo preciso se non per la pia illusione di un facile guadagno senza sforzo. Chi compie queste operazioni infatti, ha di fronte a sé due casi: o guadagna o perde.

Se guadagna (per fortuna) alimenta la sua “over-confidence” (vedi sopra), se perde, si illude ancora di più o addirittura si scaglia contro chiunque parli di investimenti. Questo perché si pensa davvero che acquistare un BTP o un qualsiasi strumento “a casa” significhi automaticamente investire.

Queste operazioni non sono investimenti.

Il premio Nobel Paul Samuelson da una definizione di investimento molto chiara e veritiera:

“Investire è un po’ come aspettare che la vernice si asciughi o l’erba cresca. Se volete delle emozioni, prendete 800 dollari e andate a Las Vegas”.

Samuelson ci dice due cose in questa frase:

  • investire, è noioso. Lo è proprio perché investire non è un click su “compra” o “vedi”, bensì un metodo ben preciso, che richiede pazienza e darà i suoi risultati nel tempo. Ecco perché è fondamentale dare un nome e un cognome ai propri investimenti: il viaggio è lungo, non dobbiamo perdere la rotta!
  • Comprare strumenti a caso nella speranza di un facile guadagno è come giocare al Casinò, le probabilità sono le stesse, perciò non confondiamo un percorso di investimento con la necessità di forti emozioni.

Vi dò quindi un consiglio spassionato. Prima di impiegare i vostri risparmi fatevi una domanda molto semplice: cosa voglio fare con questi risparmi?

Volete il brivido? Non rivolgetevi a un consulente finanziario, non è un mago e non ha la sfera di cristallo, deluderà le vostre aspettative perché il suo lavoro è ben diverso.

Ricercate serenità e controllo sui vostri risparmi? Allora cercatene uno bravo cioè un professionista che non vi prometta rendimenti stellari e che vi dia un servizio all’altezza di ciò che meritate, ma soprattutto che sia in grado di cogliere le vostre esigenze e soddisfarle.

Dott. Marco Mattei
Consulente Finanziario – Pianificatore patrimoniale