Investire in quello che si conosce e si capisce. È una delle massime del celebre finanziere Warren Buffett. E chi meglio degli italiani conosce l’importanza e il mondo dei vini? Una passione che può diventare anche un interessante investimento soprattutto in un momento in cui ci sono parcheggiati sui conti correnti delle famiglie oltre 1.500 miliardi di euro orfani dei rendimenti del mercato obbligazionario.
Ma perché proprio il vino? Per le sue peculiari caratteristiche il vino è considerato un bene rifugio in grado di proteggere dall’inflazione, è meno volatile dell’oro e ha un indice di Sharpe significativamente maggiore, che implica ritorni più attraenti a fronte del rischio preso. Inoltre è meno sottoposto alle oscillazioni cicliche delle altre asset class: il vino ha subito un crollo, ad esempio durante la crisi finanziaria – tuttavia la flessione è stata meno significativa rispetto ad esempio alle azioni.
Si può affermare quindi che quando il mercato azionario sale, anche il vino sale; ma quando il mercato azionario cade, ciò non necessariamente questo riflette anche nel vino. Questo perché la domanda è in continua crescita nel mondo, ma la sua produzione resta molto ristretta e praticamente invariata.
Inoltre le quotazioni del vino presentano una scarsa correlazione con l’andamento dei mercati finanziari consentendo quindi un’adeguata diversificazione del portafoglio. Da non trascurare poi un ulteriore vantaggio dato dal fatto che la plusvalenza generata dall’acquisto di vino per investimento in Italia non è tassata, al contrario degli altri strumenti finanziari come le azioni. Tuttavia, è sempre buona prassi consultare il proprio commercialista.
Al di là degli aspetti tipicamente finanziari, questo tipo di investimento può coinvolgere il risparmiatore anche dal punto di vista emotivo, come accade con l’arte o le auto d’epoca. Gli investimenti nel settore dei vini raffinati e rari prevedono l’acquisizione di un bene tangibile, concreto: si acquistano e si conservano bottiglie di vino, in previsione di rivenderle in futuro a un prezzo più alto.
Per operare su questa asset class non è necessario essere degli appassionati intenditori e frequentare le aste che si svolgono periodicamente ma si può ricorrere alla consulenza di società specializzate.
Per capire quali sono i segreti del mondo del vino e come investire in questa asset class ne abbiamo parlato con Noemi Zurli, Responsabile del Mercato Italiano di RareWine Invest, che a breve aprirà un ufficio a Milano.
Dott.sa Zurli, quali sono le principali variabili che incidono sulla quotazione del vino?
Ci sono numerosi fattori che influenzano la quotazione di un determinato vino. Il principale elemento è dato dalla relazione tra la domanda e l’offerta. La produzione limitata e l’elevata domanda sono naturalmente condizioni ottimali. Anche la qualità e i punteggi della critica sono in grado di influenzarne il prezzo. Così come il grande consumo. In aggiunta a ciò, se un’annata di una zona specifica è considerata particolarmente buona, normalmente ciò avrà un impatto nel prezzo di tutti i vini di quella zona della stessa annata. Anche i rendimenti storici delle precedenti annate comparabili sono segno di un buon investimento. A influenzare le valutazioni contribuisce poi il potenziale di invecchiamento. E così molti altri aspetti …
Che tipo di opportunità fornisce RareWine Invest per investire nel vino?
RareWine Invest consente di acquistare e vendere vini rari e difficili da reperire grazie alla sua rete internazionale di fornitori e acquirenti, alcuni dei quali collaborano con la nostra azienda da oltre 15 anni. Inoltre, grazie a Nordic Freeport, il nostro magazzino doganale e unico porto franco pubblico destinato allo stoccaggio di vini e spiriti nell’UE che si trova in Danimarca, i nostri investitori evitano di pagare IVA, dazi o accise, costi di spedizione, sia all’acquisto che alla rivendita dei loro vini. Questo garantisce a investitori privati e società la possibilità di acquistare il proprio vino a prezzi estremamente interessanti, risparmiando sul costo di acquisizione e massimizzando quindi il rendimento finale.
Quali servizi fornite a un risparmiatore italiano interessato a investire nel vino?
RareWine Invest consente la creazione e gestione di portafogli di investimento a partire da 10.000 euro. Ogni cliente riceve un servizio personalizzato da parte di un gestore del portafoglio, che avrà la possibilità di consigliare quando e cosa vendere o comprare, nonostante la decisione finale resti sempre in mano all’investitore. Inoltre, grazie al nostro portale dedicato, è possibile seguire il proprio investimento, 7 giorni su 7, ovunque ci si trovi. In ogni caso è possibile ritirare il proprio vino dal porto franco quando si vuole. Capita spesso che durante o alla fine dell’investimento un cliente decida di ritirare una cassa di bottiglie per apprezzarla personalmente. Gli investitori di RareWine Invest hanno inoltre la possibilità di partecipare a eventi e degustazioni esclusive.
Qual è l’importo minimo per investire nei vostri servizi, e in media i vostri clienti quanto hanno investito per iniziare?
L’importo minimo è pari a 10.000 euro, un ammontare che garantisce la creazione di un portafoglio ben differenziato e con posizioni attraenti al mercato per la rivendita. Generalmente l’investitore medio parte da 30.000 euro, senza considerare che spesso vengono aggiunte ulteriori posizioni nel tempo.
Qual è l’orizzonte temporale più indicato per questa asset class e che tipo di performance caratterizzano questo settore?
Si tratta di investimenti indicati per il lungo termine. Un buon orizzonte temporale parte da 5 anni in su mentre quello ottimale è di 10 anni. Nonostante ciò, la nostra azienda non impone un holding period che costringa l’investitore a tenere i vini bloccati per un tempo minimo. Negli ultimi 16 anni le performance degli investimenti in vino hanno visto ritorni dell´8% annuo, superando, in molti casi, nel lungo termine i rendimenti generati dagli investimenti in azioni, a fronte di un rischio molto inferiore!
Come si smobilizza l’investimento?
Molto semplice. Una volta soddisfatto della performance del proprio portafoglio, l’investitore non deve fare altro che contattare il proprio gestore e comunicare cosa vuole vendere. Infatti, il cliente può decidere se vendere una sola posizione o la totalità del proprio investimento quando preferisce. Il gestore che segue il suo percorso gli comunicherà i consigli del caso. Normalmente, per rivendere un portafoglio intero, impieghiamo tra le 2 settimane e i 5 mesi. Il tempo dipende dalla composizione dei portafogli, che possono partire da 10.000 euro per arrivare a qualche milione di euro!