ROMA (WSI) – Il risparmio degli investitori italiani, a partire dal 2014, dovrà fare i conti con una tassazione ancora più aspra. Sembra quasi ufficiale l’innalzamento dell’imposta di bollo relativa alla comunicazione sui prodotti finanziari che dallo 0.15% di quest’anno, passerà allo 0.20% dell’anno prossimo.
Tra i vari emendamenti proposti per modificare le legge di stabilità, si fa sempre più strada un eventuale aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%, con l’aliquota dei Titoli di Stato, che invece rimarrà ferma al 12.5%
L’investitore in azioni italiane deve essere consapevole di una serie di “balzelli” che andranno ad erodere il reale rendimento conseguito. In primis occorrerà pagare un’imposta di bollo sul deposito titoli che attualmente è pari 0.15% (ma, come detto, le prospettive sono per un rincaro a 0.20%); inoltre investendo su azioni con capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro occorre accollarsi anche il costo legato alla TobinTax, che va pagata a prescindere dall’esito dell’operazione.
Un balzello entrato in vigore dal 1° Marzo 2013 che comporta un esborso pari allo 0.12% del valore transato (per valutare l’impatto della Tobin è possibile utilizzare il simulatore del sito www.tobin-tax.it). Se poi l’investitore è in grado di realizzare profitti dovrà pagare il 20% sul capital gain(anche in questo caso si paventa un rialzo dell’aliquota al 22%).
Un esempio numerico chiarirà meglio: immaginiamo un investitore ha a disposizione 50.000 euro, e programma di effettuare una operazione di trading al giorno sulle azioni del mercato italiano (con capitalizzazione maggiore a 500 milioni), il capitale medio impiegato nel singolo trade è pari a 10.000 euro, i costi per le commissioni bancarie sono pari a 6 euro, anche se riuscisse a conseguire un profitto annuale lordo pari a 1500 euro, il risultato netto annuale risulterebbe negativo.
Per raggiungere il punto di break even, ossia non avere nè guadagnato ma nemmeno perso, dovrebbe realizzare una performance pari all’incirca al 13.50% e dovrà aspirare a fare ancora meglio se gli apprezzamenti relative alle aliquote del capital gain e imposta di bollo verranno approvati a partire da 2014.
Non è migliore la situazione per l’investitore più conservativo che magari preferisce una soluzione per far fruttare i propri risparmi meno rischiosa, ossia quella dei conti deposito.
Da quando la BCE ha adottato un politica accomodante verso le banche e ha abbassato il costo del denaro al minimo storico, anche i conti deposito hanno perso la loro appetibilità offrendo interessi creditori molto contenuti. E’ terminata infatti la lotta competitiva tra le banche che al fine di reperire risorse finanziarie sul mercato dei piccoli risparmiatori offrivano tassi di interesse molto vantaggiosi.
Se da un lato gli interessi proposti non sono più accattivanti, dall’altro la tassazione per questi prodotti diventa sempre meno generosa, dal momento che si attende un aggravio dell’imposta di bollo proporzionale allo 0.20%, e se si aggiunge anche una maggiore aliquota da pagare sui interessi maturati, il rendimento conseguito con questo forma di investimento sarà molto deludente e a stento riuscirà a coprire il costo dell’inflazione, sebbene sia in calo in quest’ultimo periodo.
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