New York – Il mercato azionario, giunto ai suoi 220 anni di vita, e’ composto da un mix di potenti societa’ attive nei settori piu’ disparati e viene manovrato da strategie e rumor che spostano miliardi di operazioni. Sono i grandi fondi speculativi e i fondi comuni a dettare le regole . Solo questi ultimi – si legge in un articolo di Bloomberg Businessweek – spostano quasi 12 mila miliardi di dollari. Queste sono pero’ le uniche certezze che abbiamo. Due report separati esortano gli investitori a non dare retta alle “strampalate” teorie dei ribassiti: spesso sono prive di fondamento.
In un’arguta provocazione sul suo seguitissimo blog, citando rendimenti dei dividendi, crescita economica, modello della Federal Reserve, margini di profitto societari e ritorni da investimento, il gestore di asset Barry Ritholz ha dimostrato che “tutto quello che sapete sugli investimenti e’ sbagliato”.
“Le verita’ presunte di Wall Street”, dice Ritholz, non hanno alcun valore veggente, per quanto riguarda le previsioni circa la direzione che il mercato prendera’.
“La borsa e’ sopravvalutata”, “gli investitori sono in fuga”, “l’aumento delle tasse e’ un fattore negativo per l’azionario”: a demitizzare le piu’ tipiche credenze dei trader e’ anche il gruppo Biryini Associates fondato dall’ex trader di Lehamn Brothers Laslzo Birinyi, che aveva previsto che il mercato avrebbe toccato il fondo a marzo 2009.
Nella loro ricerca gli autori Jeffrey Yale Rubin e Kevin Pleines spiegano quali sono i sei falsi miti e mezze verita’ da sfatare. Cinque su sei sono ribassiste. “Con l’S&P 500 in calo del 5% dai massimi di meta’ settembre si e’ alzato il coro degli investitori e strategist che avverte come stia per arrivare una fase ribassista ancora piu’ devastante”.
Cio’ ha offerto a Rubin e Pleines l’opportunita’ di analizzare l’accuratezza di alcuni degli argomenti principali dietro alla tesi negativa. Le spiegazioni sono accompagnate da una serie di grafici e dati delle ultime 10 grandi fasi di fase rialzista dal 1962 a oggi. Non ci sono mai stati periodi di correzione superiori al 5%.
Solo l’ultima fase toro ne ha avute gia’ 17. Ecco spiegato il motivo per il quael gli investitori sono scappati in massa dall’azionario. Ma sono veramentei “scappati”, come vuole la credenza ‘popolare’ delle sale operative.
Primo mito: il singolo investitore sta vendendo
Quello che le maggiori analisi non colgono e’ il fatto che da marzo 2009 c’e’ stato un flusso netto in uscita complessivo dai fondi comuni di 242 miliardi di dollari, ma al contempo un flusso in entrata di $270 miliardi investiti negli ETF. In altre parole “gli investitori hanno aumentato, non diminuito la loro esposizione ai titoli azionari.
Secondo mito: l’aumento delle tasse e’ un fattore negativo per la Borsa
Il fiscal cliff dovrebbe essere l’Armageddon per i mercati azionari. L’improvviso aumento delle tasse sui dividendi e le plusvalenze, unito a quello sulle operazioni di trading e la serie di sgravi fiscali in scadenza, “distruggera’ i prezzi dei titoli azionari”. Quante volte abbiamo sentito queste frasi?
E invece il mercato e’ in rialzo da inizio anno e non lontano dai massimi. Come mai i trader sono cosi’ ingenui? Anche se in Usa non c’e’ mai stato prima d’ora un uno due cosi’ pesante di aumento della pressione fiscale e scadenza degli sgravi fiscali, ci sono stati altri momenti in cui le tasse sulle plusvalenze sono aumentate e molto di piu’ di quanto non faranno a partire da gennaio.
Nel 1976 i mercati sono saliti dopo che le tasse sulle plusvalenze sono aumentate dal 25 al 30%. Dieci anni dopo stesso copione nonostante un incremento fiscale dal 20 al 33%.
Terzo mito: i mercati sono sopravvalutati
Usando l’analisi tradizionale dei multipli di mercato (utili su 12 mesi) i due autori hanno scoperto che l’indice S&P scambia su livelli 14,8 volte superiori agli utili societari. In media nell’arco di 85 anni il rapporto e’ di 16x.
Quarto mito: i profitti societari deluderanno
Negli ultimi tre anni e’ stato il vero e proprio mantra dei ribassisti. Rubin e Pleines sottolineano che finora “ogni trimestre i risultati hanno fatto meglio delle stime”. Nemmeno l’ultimo trimestre ha rappresentato un’eccezione. Gli analisti scommettevano su una contrazione del 2% di media degli utili, che invece sono cresciuti del 4,7%.
Le stime del quarto trimestre 2012 e dei primi tre mesi dell’anno prossimo stanno progressivamente calando, ma considerando il record storcio delle previsioni degli analisti, si legge nel report, “siamo scettici sul fatto questa volta sara’ diversa dal passato”.
Quinto mito: la tecnologia’ e piccola ma importante
“Il calo dell’11% del settore da meta’ settembre ha spinto non pochi analisti a temere per un calo imminennte dell’S&P 500”, scrivono Rubin e Pleines. Dopo tutto Apple e’ la societa’ a maggiore capitalizzazione del mondo, non solo del mercato Usa. La realta’ e’ che il rapporto tra la correzione del gruppo di titoli hi-tech e il mercato “difficilmente si nota”. Dal 1982, infatti, le azioni tecnologiche hanno subito 39 fasi di calo di almeno il 10%. Solo in 8 casi anche l’indice allargato ha accusato un simile ribasso.
Sesto e ultimo mito: le aziende stanno aumentando le riserve cash
L’unica nota pessimista di un report che altrimenti si potrebbe considerare completamente rialzista. Non e’ vero – o per lo meno non e’ supportato dai dati – che le imprese hanno posizioni liquide in eccesso e che il cash sara’ speso non appena verra’ risolto il nodo del precipizio fiscale.
Se si escludono le societa’ finanziarie, i bilanci cash dei gruppi quotati nell’S&P 500 sono pari a $787 miliardi nel complesso, sotto la quota record di $819 miliardi registrata a fine del 2011.
Se per 20 anni le aziende non hanno utilizzato il cash record a disposizione, sostiene il report, “perche’ dovrebbero farlo ora?”