A dispetto della crisi innescata dalla pandemia da COVID-19, nel 2020 si consolida il patrimonio complessivo degli investitori istituzionali italiani con 953,8 miliardi di euro totali (198 per la sola previdenza complementare), pari a quasi il 58% del PIL nazionale.
È quanto emerge dal ‘Ottavo Report “Investitori istituzionali italiani: iscritti risorse e gestori per l’anno 2020” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.
Rendimenti positivi, nonostante la crisi dei mercati
Positivi anche i rendimenti, a fronte di un forte calo registrato dai mercati finanziari, in particolare azionari, nel primo semestre 2020: tra i migliori, +3,6% per le Fondazioni di origine Bancaria e +3,1% per i fondi pensione negoziali.
“Il diffondersi della pandemia ha interrotto il trend positivo dei mercati, soprattutto azionari, che aveva contribuito a conseguire ritorni molto positivi nel 2019 recuperando i risultati negativi del 2018 – ha spiegato Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – anche se i forti ribassi hanno interessato principalmente il primo semestre dell’anno”.
Una situazione che ha permesso di recuperare terreno nella seconda parte del 2020:
“L’allocazione degli attivi investiti ha consentito di superare positivamente un anno che ha complicato le gestioni finanziarie di tutti gli operatori di mercato anche grazie alla diversificazione, attuata sempre più mediante una gestione diretta in private market e con fondi d’investimento a gestione attiva”.
Cresce il patrimonio degli investitori istituzionali
Nonostante le ricorrenti crisi finanziarie degli ultimi anni – spiega Michaela Camilleri del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, in un articolo che sintetizza lo studio– il patrimonio degli investitori istituzionali che operano nel welfare contrattuale (fondi pensione negoziali, preesistenti e forme di assistenza sanitaria integrativa), delle Casse Privatizzate e delle Fondazioni di origine Bancaria è aumentato dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 269,84 miliardi di euro del 2020, con un incremento dell’88,9%.
In percentuale del PIL, il patrimonio di questi soggetti è quindi pari al 16,3% e, includendo anche il welfare privato (Compagnie di Assicurazione del settore vita, rami I, IV e VI, fondi aperti e PIP), tale rapporto aumenta al 57,8%.
Dal punto di vista dei rendimenti, nel 2020 tutti gli investitori istituzionali hanno realizzato buone performance, anche se inferiori a quelle del 2019. In particolare, le Fondazioni di origine Bancaria segnano un +3,6% (6,5% nello scorso anno), seguite dai fondi pensione negoziali con un +3,1% (7,2% nel 2019), dai fondi aperti con +2,9%, dai fondi preesistenti con il 2,6% e dalle gestioni separate con +1,4%; in negativo di 0,2% solo le unit linked.
Risultati ancora più apprezzabili se confrontati con i “rendimenti obiettivo” TFR, inflazione e media quinquennale del PIL, che si sono attestati rispettivamente all’1,2%, -0,2% e 2%.
In calo investimenti in Titoli di Stato
Pur rimanendo in alcuni casi preponderante, diminuisce invece l’investimento in titoli di Stato e, in linea generale, nel reddito fisso, mentre aumenta per l’appunto l’affidamento delle risorse a gestori sempre più specializzati e con strategie innovative e diversificate.
…crescono investimenti in economia reale
Crescono infine gli investimenti in economia reale, anche domestica, finalizzati a generare ricadute positive per il territorio.
In particolare, anche per il 2020, le Fondazioni di origine Bancaria si riconfermano i maggiori investitori nell’economia reale nazionale, con il 44,4% del patrimonio investito; seguono le Casse privatizzate dei Liberi Professionisti, con il 22% in aumento rispetto al 21% dell’anno precedente e al 16,31% del 2018.
Modesta invece la percentuale investita nel Paese da parte di fondi pensione negoziali e preesistenti, che si fermano rispettivamente al 2,58% e al 3,98% del patrimonio destinato alle prestazioni (vale a dire 60,37 e 64,17 miliardi).