Investitori italiani: le borse più interessanti sono lontane da casa
di Paolo Legrenzi
Molte volte è stato sottolineato che i risparmiatori hanno posizioni basse nelle classifiche mondiali sulla preparazione finanziaria. Vero. Per questo c’è bisogno di più aiuto da parte dei consulenti finanziari.
Ovvio. Meno ovvio è il fatto che i risparmiatori italiani sono anche sfortunati. Quando i risparmi sono amministrati con il “fai da te”, quando cioè chi decide come investirli è il risparmiatore stesso, uno dei più potenti fattori di disturbo e di inefficienza è il cosiddetto “home bias”.
Si tratta della tendenza intuitiva a scegliere gli investimenti “vicini”, “conosciuti bene”, proprio perché sono quelli che si possono fare a casa o vicino a casa.
Immaginate di essere un risparmiatore statunitense che usa il “fai da te” ed è quindi vittima inconsapevole dell’home bias. Che cosa gli capita? Principalmente:
Investe su una borsa tra le più profittevoli a livello mondiale, certo meglio di quella italiana, almeno sui tempi lunghi.
Compra a scopo di investimento immobili che hanno ripreso a crescere di valore e ancor più cresceranno nel dopo pandemia.
Compra dei titoli governativi decennali, super sicuri (doppia A) che rendono di più di quelli italiani molto meno sicuri.
Queste sono le conseguenze della mentalità “casalinga”, cioè dell’home bias, per lo statunitense medio.
Un italiano invece dovrebbe andare lontano da casa sua, più lontano possibile. E sappiamo bene che questo non è naturale, spontaneo. A tutti piacciono le cose vicino a casa, familiari, conosciute.
Investitori italiani, e invece che cosa succede, purtroppo?
Quale è la borsa migliore da un anno a questa parte? Quella americana, basterebbe guardare agli indici S&P500 e Nasdaq!
Quali immobili sono cresciuti del 19% (cfr. il Global House Prince Index di Knight Frank, appena pubblicato)?
Quelli neozelandesi!
Ringraziamo il cielo che il mondo non si può espandere come l’universo. Altrimenti gli investimenti migliori si allontanerebbero sempre più da noi. E invece sono sì lontani, ma per lo meno non si allontanano, anche se sono psicologicamente distanti, mondi poco conosciuti.
Ecco il doppio paradosso: abitiamo in un Paese dove ci sono nel complesso molti risparmi, ma siamo anche nel paese dove c’è meno consulenza. E questo è colpa dei risparmiatori del nostro paese. Ma non è colpa loro se sono sfortunati perché più lontano vanno da casa, più ai loro risparmi le cose vanno bene. L’home bias gioca contro di loro molto di più che nel caso di uno statunitense. A favore della consulenza giocano quindi due fattori: non solo l’impreparazione, ma anche la sfortuna dell’italiano medio.