Un nuovo schema Ponzi è stato messo in atto da Roberto Diomedi, ex broker di Cagliari, arrestato con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’abusivismo finanziario, al riciclaggio, all’autoriciclaggio e alla truffa, ai danni di circa 5 mila persone in tutta Italia.
Uno schema truffaldino messo in atto dall’ex broker che ha tratto nella sua rete ignari investitori sottraendo loro quasi 5 milioni di euro. L’indagine durata quasi due anni è stata portata alla luce dopo le denunce dei risparmiatori che non riuscivano a riavere i loro soldi. Roberto Diomedi, 51 anni, è accusato di aver organizzato una rete di società finanziarie per reclutare gli investitori, tra fra cui la Bolton Holding Limited con sede a Dubai e la Bolton First Credit Limited con sede a Londra.
I truffatori, secondo l’accusa, avrebbero aperto delle società finanziarie in Italia e all’estero, per crearsi una clientela. Migliaia di persone hanno creduto alle parole dei truffatori che promettevano investimenti molto redditizi. Alcuni investitori vedevano arrivare un primo ritorno economico in tempi molto brevi, ma quei soldi erano prelevati da altri clienti, in uno schema che incentivava a fidarsi.
Insieme a lui coinvolti anche il fratello e la sorella, residenti in Sardegna, una donna della provincia di Varese che si occupava del marketing e un uomo saudita residente in Svizzera. A loro si aggiungono tre persone di Oristano, definite come promotori finanziari dell’operazione, e un uomo di Como cofondatore di alcune società.
Schema Ponzi: cos’è e come funziona la truffa
Lo schema Ponzi, noto anche come Ponzi Game, è uno strumento di raggiro finanziario che prende il nome da un migrante di origine italiana, Charles Ponzi, il quale, utilizzandolo negli Stati Uniti nel 1920 era riuscito a raccogliere l’equivalente di 5 miliardi di dollari attuali (15 milioni di allora) partendo da un capitale ridicolo: appena due dollari, a quanto si dice. Il raggiro aveva coinvolto 40mila investitori ignari dell’utilizzo reale che sarebbe stato fatto del proprio denaro. Lo schema Ponzi viene usato anche in epoca recente e famoso fu quello intrapreso da Bernie Madoff, l’uomo dell’alta finanza che nel 2009 è stato condannato a 150 anni di prigione proprio per una truffa basata su questo schema.
Lo schema Ponzi si basa sulla promessa di grandi ritorni d’investimento in tempi brevi. Una volta ottenuta la fiducia e il primo flusso di denaro da parte dei primi sottoscrittori, il lavoro del truffatore non sarà quello di investirlo nelle complicate operazioni spacciate alla clientela. Al contrario, esso verrà utilizzato, in prevalenza, per corrispondere i primi ritorni promessi, iniziando a cementare la fiducia degli investitori.
Come evitare le trappole finanziarie
Quando si tratta di investire il consiglio maggiore arriva dalla Consob secondo cui è bene diffidare dei soggetti che ti promettono il recupero del denaro investito.
L’Autorithy richiama spesso l’attenzione dei risparmiatori sull’importanza di usare la massima diligenza al fine di effettuare in piena consapevolezza le scelte di investimento, adottando comportamenti di comune buon senso, imprescindibili per salvaguardare il proprio risparmio.
Tra questi, verificare preventivamente, per i siti che offrono servizi finanziari, che l’operatore tramite cui si investe sia autorizzato e, per le offerte di prodotti finanziari, che sia stato pubblicato il prospetto informativo.
La Consob inoltre ricorda che l’esercizio nei confronti del pubblico dei servizi e attività di investimento è riservato ai soggetti autorizzati dalla Consob e nella stragrande maggioranza dei casi l’operatività dei soggetti non autorizzati, quindi privi dei requisiti, tra cui quelli patrimoniali e organizzativi, previsti dall’ordinamento, anche a tutela degli investitori, si sostanzia in vere e proprie truffe.
Se vieni contattato o ti imbatti in un sito web di un soggetto che ti propone il trading on line (ad es. su opzioni binarie e/o operazioni su forex) verifica che sia autorizzato. Con l’autorizzazione il soggetto viene iscritto nell’elenco delle SIM tenuto dalla CONSOB.
Se non hai ancora investito, si possono chiedere informazioni al soggetto che ti ha contattato. In tal caso la Consob suggerisce: “fatti dire il nome della società, se è autorizzata, da chi, il numero di autorizzazione, il sito internet e dove ha la sede”.
Se è possibile è utile consultare il sito dell’autorità che avrebbe autorizzato il soggetto (anche per verificare tramite quali siti internet opera tale soggetto e non incappare in cd. siti clone; difatti, in alcuni casi gli operatori abusivi utilizzano siti web la cui denominazione è simile a quella di soggetti autorizzati) ovvero consultare online il registro delle imprese del paese in cui il soggetto ti ha dichiarato di avere sede e verifica le informazioni su di esso (denominazione, sede ecc.). Infine si può anche inserire il nome della società o del sito internet nel motore di ricerca (es. google) e verificare cosa si legge sul web (es. nei forum, blog, etc…).
Se, dopo le tue richieste/verifiche non hai ottenuto informazioni chiare e complete, non avere fretta di investire comunque il tuo denaro in questa società, perché probabilmente si tratta di una truffa, suggerisce la Consob.