MILANO (WSI) – Il Vaticano ha ancora molta strada da percorrere, se la destinazione delle riforme di Papa Francesco è la piena trasparenza delle attività economiche della Santa Sede. A scriverlo è il Financial Times, che riconosce al successore di Benedetto XVI il merito di aver fatto “passi significativi nel ripulire” lo Ior , meglio noto come banca vaticana.
L’amministrazione nominata dal pontefice ha scoperto migliaia di conti non giustificati, grossi trasferimenti di denaro privi di salvaguardie contro eventuali reati di riciclaggio.
“Nella migliore delle ipotesi la banca era un paradiso fiscale”, scrive il quotidiano britannico, “in quella peggiore un rifugio per le operazioni di gang criminali”.
Con la squadra attuale, qualcosa come 4.800 conti illegittimi sono stati chiusi, mentre sono stati stipulati accordi con le autorità italiane per identificare le transazioni illecite. Importante, dunque, il riconoscimento seguito a queste riforme: secondo l’agenzia anti-riciclaggio del Consiglio d’Europa la gran parte delle debolezze delle cornici legali in cui operava il Vaticano sono state sanate.
Con un’opposizione interna tutt’altro che assopita, tuttavia, restano da sanzionare “i casi storici di corruzione”: sinora nessuna confisca, rinvio a giudizio o procedimento penale ha avuto ancora luogo. Restano inoltre i problemi legati all’eccesso di personale impiegato e la resistenza all’apertura a consulenti indipendenti.
Infine resta da chiarire la gestione dell’Obolo di San Pietro, un canale di finanziamento proveniente dalle congregazioni di tutto il mondo; difficile supervisionare questo flusso di risorse che si trova sotto il controllo di numerose autorità differenti.
Il pensiero conclusivo del Ft è indirizzato proprio a Papa Francesco, che “ha fatto molto per la reputazione” della Chiesa, anche se la via per il recupero della “fiducia e del rispetto” è ancora lunga: l’invito è quello di “essere meno generosi nei confronti di chi si mette di traverso” alla trasparenza e all’onestà delle finanze.