ROMA (WSI) – Un decreto-ponte per risolvere il rebus Imu. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni spinge per una soluzione graduale dell’imposta sulla casa.
Date le ristrettezze del bilancio, con il deficit sul filo del 3%, e la decisione della Ue sulla chiusura della procedura per il disavanzo eccessivo attesa a giorni, si fa strada l’ipotesi di un provvedimento che sospenda il pagamento della prima rata di giugno non solo per le prime case, ma forse anche per i fabbricati industriali e agricoli, con un rinvio a fine estate della riforma complessiva dell’Imu.
Una revisione molto ampia, che ricomprenderebbe la Tares, la nuova tassa sui rifiuti prevista nel 2014, la cedolare secca sugli affitti, che potrebbe essere pure cancellata, e forse anche l’imposta di registro (4 miliardi l’anno) sulle transazioni immobiliari e quella ipotecaria e catastale (meno di 2 miliardi).
L’ipotesi, alla quale stanno lavorando l’Economia e Palazzo Chigi, è stata messa a punto in vista del vertice informale di governo di Sarteano. Sul tavolo restano anche altre opzioni, che vanno dall’alleggerimento dell’imposta in funzione del reddito o del numero dei componenti del nucleo familiare alla soppressione «tout court» della rata di giugno per alcuni contribuenti.
La riduzione della tassa, o l’esenzione dei redditi più bassi, potrebbe costare intorno ai 2 miliardi, che possono salire fino a 4-5 se il governo decidesse di offrire anche alle imprese uno sconto sull’imposta dovuta.
Il rinvio non costerebbe nulla, e lascerebbe impregiudicata ogni soluzione. Per l’Economia, che sa di non poter sforare neanche di un millimetro la soglia del 3% di deficit, sarebbe la soluzione preferibile. I Comuni, invece del gettito Imu, riceverebbero anticipazioni temporanee dalla tesoreria dello Stato, da compensare a fine anno quando sarà stato definito il nuovo assetto dell’imposta sugli immobili, il cui gettito andrà sempre e comunque a vantaggio dei municipi.
Se dovesse prendere piede una riforma di ampio respiro, potrebbe saltare anche la cedolare sugli affitti. Istituita come premio fiscale per l’emersione delle locazioni in nero, con una tassazione secca al 21% invece che all’aliquota marginale, nel 2012 ha prodotto un quinto del gettito fiscale atteso: poco più di 600 milioni di euro nel contro i 2,7 miliardi ipotizzati dal governo Berlusconi. Il potenziale buco di bilancio è stato già corretto, ma è di tutta evidenza che la cedolare secca non funziona per gli scopi cui era stata destinata.
Anche per il rifinanziamento della Cassa integrazione il Tesoro caldeggia una soluzione modulare. Sul piatto potrebbe essere messo subito un miliardo di euro in attesa di verificare eventuali ulteriori esigenze in corso dell’anno.
Se così fosse, per metà settimana arriverebbe solo un decreto «leggero» per Imu e Cig. La seconda tappa del percorso arriverebbe entro metà giugno, con una proposta per evitare o alleggerire il previsto aumento Iva, e il rifinanziamento delle altre spese scoperte, come le missioni di pace.
Per concludersi con la riforma delle imposte sulla casa, ai primi di settembre.
Anche in Parlamento, nel frattempo, si lavora per garantire la tenuta dei conti. Un emendamento dei relatori al decreto sul debiti della Pubblica amministrazione ha sottoposto all’accisa, oltre che all’Iva, le sigarette elettroniche. Domani quando il decreto arriverà nell’Aula della Camera è atteso un altro emendamento importante: i relatori, d’intesa con il governo, lavorano per rendere possibile la compensazione dei crediti commerciali accertati con i debiti fiscali.
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