Nonostante lo scarso entusiasmo della maggioranza, via XX settembre ha scritto chiaramente che la riduzione delle agevolazioni fiscali (note come “tax expenditures”) sarà inevitabile “nei prossimi anni”; lo si apprende nella Nota di aggiornamento del Def attualmente depositata in Parlamento.
Sul tavolo ci sono 468 sconti fiscali (come le detrazioni) verso i quali, scrive il Mef, potrebbe rendersi necessario “operare con interventi orizzontali, che permettano di razionalizzare l’intero complesso delle spese fiscali, ridurne la portata quantitativa ed eliminare comunque il loro impatto” sui conti pubblici.
Questo, in particolare, se non verrà varata una riforma fiscale più mirata. In particolare, al fine di rendere più equo il sistema (le detrazioni, infatti, tendono a favorire maggiormente i soggetti che hanno maggiore reddito) si potrebbe “collegare la revisione delle agevolazioni fiscali e il conseguente ampliamento della base imponibile a un potenziamento mirato di deduzioni e detrazioni a favore della famiglia e del lavoro”.
Dei 468 sconti fiscali, un terzo appartiene alla famiglia delle agevolazioni sull’Irpef, che in termini di spesa a carico dello stato costituiscono il 70%. Le tax expenditures legate all’Ires, l’imposta sui redditi delle società, esse costituiscono il 10,9% del valore di tali sconti.
Per quanto detrazioni e deduzioni non siano misure favorevoli alla progressività del sistema fiscale, il Pd, in vista delle elezioni, non sembra intenzionato a ridurne la portata. Secondo il Sole 24 Ore, il riordino degli sconti fiscali sarà probabilmente rinviato dopo la tornata elettorale.