Le ambizioni della flat tax continuerebbero a moderarsi: dopo il tramonto dell’aliquota unica e l’approdo a una “dual tax” (15 e 20%) prevista nel contratto di governo, ora si starebbe studiando un’imposizione in tre scaglioni. A dare conto di quest’ipotesi è il Sole 24 Ore, secondo il quale il governo, nel tentativo di far quadrare i conti, starebbe studiando “la riduzione degli scaglioni Irpef da 5 a tre: il primo fino a 28mila euro con aliquota fra il 15 e il 25%, il secondo fra 28 e 75mila euro e aliquota fra il 26 e il 35% mentre il terzo – dai 75mila euro – rimarrebbe al 43 per cento”. Anche in questo caso si andrebbe verso una riduzione della progressività della misura, sebbene con effetti più contenuti in termini di mancato gettito per le casse dell’erario.
Anche gli 80 euro introdotti dal governo Renzi sarebbero oggetto di revisione, ma non in termini di “eliminazione” per sbloccare risorse. Infatti l’obiettivo è quello di impedire che i contribuenti che attualmente ricevono il bonus non vadano a rimetterci, come aveva recentemente affermato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al quotidiano di Confindustria: si parla di “riordino tecnico” che trasformerebbe il bonus in una riduzione della tassazione per la stessa platea di percettori, ovvero “di ripensare il mix di aliquote e bonus per costruire una nuova curva Irpef”, scrive il Sole. Ma Tria aveva già chiarito il punto che, negli ultimi giorni, aveva alimentato il dibattito pubblico: il riordino sarà compiuto con “la garanzia che nessuno perda nel passaggio dal vecchio al nuovo”.
L’ipotesi di un “ritocco” dell’Iva non è stata smentita, infine, dal vicepremier Luigi Di Maio, ospitato su La 7 da Luca Telese e David Parenzo. Ritoccarla affinché non aumenti, è stata la posizione espressa dal leader pentastellato, sebbene il ministro Tria avesse chiaramente dichiarato che “tutte le simulazioni su cui abbiamo lavorato si basano sulla mancata attivazione delle clausole di salvaguardia”.