NEW YORK (WSI) – A novembre in una città meridionale dell’Iraq è scomparsa una discreta quantità di isotopo radioattivo. La notizia ha gettato nel panico molte persone: la quantità di materiale presumibilmente rubato – si diceva – è sufficiente a fabbricare una “bomba”. Se fatta deflagrare nel posto giusto, al momento giusto, con le giuste condizioni meteorologiche, l’arma a base di esplosivi e isotopo radioattivo, avrebbe potuto fare danni ingenti.
I media hanno iniziato a speculare insistentemente sul fatto che il materiale altamente radioattivo e pericoloso fosse finito nelle mani dell’ISIS, che con esso stava preparando una “bomba sporca“. Qualche giorno dopo è venuto fuori che l’iridio 192 si trovava in realtà non molto distante dall’impianto della città di Zubair, dove era stato segnalato l’ultima volta.
Il dispositivo esplosivo dispersivo viene considerato come la bomba nucleare dei poveri, ma la descrizione non rende onore a quella che può essere un’arma di deflagrazione devastante. Non si può parlare di bomba atomica, perché non c’è bisogno di una reazione nucleare perché esploda.
Tuttavia, proprio il suo facile utilizzo – che prevede la dispersione di materiale radioattivo grazie a un esplosivo tradizionale come la dinamite – la rende un’arma molto pericolosa, che se dovesse finire nelle mani sbagliate rischia di complicare la guerra per procura contro l’organizzazione estremista dei governi occidentali in Medioriente, dalla Siria all’Iraq, passando per la Libia.
Facile da detonare ma con conseguene devastanti
Che sia nelle strade di una capitale europea o di una città in Siria, prima o poi i militanti del gruppo terrorista jihadista si serviranno di una bomba con materiale radioattivo. Lo scrive Al Jazeera, in un articolo che porta la firma di Luke Coffey.
Nei vertici dei grandi paesi del mondo per firmare accordi contro la proliferazione nucleare, si era stabilito il disinnesco di molti degli armamenti dell’arsenale nucleare in disuso diffusi in tutto il mondo, dai paesi dell’ex Unione Sovietica, alla Cina passando per gli Stati Uniti.
Materiale radioattivo può essere trovato facilmente anche in alcuni ospedali. Nel 1998, per esempio, 19 piccoli tubi di cesio 137, un altro isotopo radioattivo, sono stati rubati da un centro medico della Carolina del Nord e non sono mai stati ritrovati. Potrebbero tranquillamente essere finiti nelle mani dell’ISIS o di qualsiasi altra organizzazione criminale.
Non sorprende che un gruppo terrorista come l’ISIS, che ha dichiarato apertamente di voler acquistare armi di distruzione di massa, sia ben contento di mettere le mani in elementi radioattivi del genere, che consentirebbero all’organizzazione jihadista di fabbricare una “bomba sporca”.
Paragonata alla bomba atomica è un dispositivo grezzo, ma è in grado di fare esplodere interi edifici e creare danni seri all’ambiente circostante. È semplice da detonare e se viene fatta esplodere al giusto momento e nelle giuste condizioni ambientali può avere un impatto socio economico devastante.
Più che un’arma di distruzione di massa, è un’arma che consente di fare pressioni psicologiche sulle potenziali vittime. Per via del loro valore prezioso, non è un fatto insolito che materiali radioattivi vengano rubati e poi rivenduti nel mercato in nero. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica sono stati abbandonati e incustoditi più di 130 impianti a energia nucleare.
Fonte: Al Jazeera