Per il quinto anno di fila, nel 2019 diminuisce la popolazione italiana: al primo gennaio 2020 i residenti sono pari a 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua. La riduzione si deve al rilevante bilancio negativo della dinamica naturale (nascite-decessi) risultata, lo scorso anno, pari a -212mila unità, solo parzialmente attenuata da un saldo migratorio con l’estero ampiamente positivo (+143mila).
È la fotografia scattata dall’Istat, che conferma il più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918: per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini, dieci anni fa erano 96.
Tutto questo mentre restano positivi ma in rallentamento i flussi migratori netti con l’estero: il saldo è di +143mila, 32mila in meno rispetto al 2018.
Alla luce dei primi risultati provvisori, l’anno appena concluso non risulta dunque contrassegnato, per quanto concerne il quadro demografico nazionale, da significativi cambiamenti, inversioni di tendenza o improvvisi quanto temporanei shock di periodo. Il 2019 è, infatti, un anno – rileva l’Istat – nel quale le tendenze demografiche risultano da un punto di vista congiunturale in linea con quelle mediamente espresse negli anni più recenti.
Le evidenze documentano ancora una volta bassi livelli fecondità, un regolare quanto atteso aumento della speranza di vita, cui si accompagna, come ormai di consueto, una vivace dinamica delle migrazioni internazionali.
Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille). Al contrario, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille).
Il saldo migratorio con l’estero nel 2019 risulta positivo per 143mila unità, in virtù del fatto che a fronte di 307mila iscrizioni anagrafiche dall’estero si hanno solo 164mila cancellazioni. Il dato risulta in evidente calo se confrontato con quello del biennio precedente (in media oltre 180mila unità aggiuntive annue) e persino al di sotto della media degli ultimi cinque anni (+156mila).
Sul piano territoriale, tutte le regioni sono interessate da saldi migratori con l’estero positivi, tuttavia in veste più accentuata nel Nord (3,1 per mille abitanti) e nel Centro (2,9 per mille), rispetto a un Mezzogiorno meno attrattivo (1,1 per mille). La regione con la più vivace dinamica per migrazioni internazionali è l’Emilia-Romagna (3,8 per mille), che precede Toscana (3,7) e Lombardia (3,5), mentre appaiate per livelli minimi risultano Sicilia e Sardegna (0,6 per mille).