Economia

Istat: un quarto italiani a rischio povertà. Il crollo del Pil pro-capite

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ROMA (WSI) – Oltre un quarto della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale. A riferirlo l’Istat secondo cui nel 2015 il 28,7% delle persone residenti in Italia pari a 17.469.000 individui, si trova in tale condizione.

Ma cosa significa “a rischio di povertà ed esclusione sociale”? La definizione è stata data nell’ambito della Strategia Europa 2020 e fa riferimento a coloro che si trovano almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro. Come scrive Repubblica:

“Essere in arretrato con il pagamento delle bollette, della rata di un mutuo o di un prestito, non potere riscaldare adeguatamente l’abitazione, non potere sostenere spese impreviste di 800 euro, non potersi permettere un pasto proteico almeno una volta ogni due giorni, non potersi permettere neanche una settimana di vacanza l’anno fuori casa, non potersi permettere un televisore a colori, non potersi permettere una lavatrice, non potersi permettere un’automobile e non potersi permettere un telefono”.

Secondo quanto rende noto l’Istat, in un report intitolato “Condizioni di vita e reddito – Anno 2015”, il 19,9% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà, vive cioè in famiglie che nel 2014 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano; l’11,5% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione individuati; l’11,7% vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia in famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2014 hanno lavorato meno di un quinto del tempo.

Stanno peggio le famiglie numerose. In particolare le persone che vivono in nuclei familiari con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori. A livello territoriale, il Sud è sempre messo peggio rispetto al centro e al Nord: Nel Mezzogiorno infatti si stima che nel 2015 la quota di persone coinvolte sale al 46,4%, dal 45,6% dell’anno precedente. La quota è in aumento anche al Centro (da 22,1% a 24%) ma riguarda meno di un quarto delle persone, mentre al Nord si registra un calo dal 17,9% al 17,4%.

Ed è impietoso il ritratto dell’Italia che emerge da questo grafico del Wall Street Journal

 

Il Wall Street Journal presenta il grafico monstre, facendo notare in che modo i titoli delle banche italiane abbiano performato rispetto al sottoindice bancario dell’Eurostoxx.

E un altro grafico mostra il trend, in termini percentuali, del PIL pro-capite in Italia, dal 1997, rispetto a Regno Unito, Canada, Germania, Usa, Francia, Giappone. (l’Italia è sempre quella con la freccia verde).

Il professore della London Economics Paul Kirby, commenta su Twitter:

“Un paese più povero di 20 anni fa. Le banche hanno perso metà del loro valore nel 2016. Non promette bene”.