Un referendum consultivo sull’Europa sarebbe costituzionalmente legittimo? Per indirlo sarebbe necessaria una modifica della Carta costituzionale italiana? In seguito al voto sulla Brexit, le i partiti euroscettici hanno rilanciato le proprie soluzioni per decidere, dal basso, il destino dell’Italia nell’Ue: nel caso del Movimento 5 stelle viene domandato un referendum sull’euro, che non metta in discussione la permanenza italiana nell’Ue. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha lanciato, invece, una raccolta firme per una proposta di legge popolare per consentire l’uso del referendum anche su materie disciplinate dai trattati internazionali.
Ma sono in molti a ritenere che le proposte di M5s e Lega Nord siano ammissibili solo modificando la Costituzione. Non la pensa così, però, il giurista Beniamino Caravita di Toritto, avvocato che esercita in tutte le giurisdizioni superiori ed ex “saggio” convocato nella fase di elaborazione della riforma costituzionale messa in cantiere dal governo Letta. L’avvocato, raggiunto dal Giornale, ha offerto una prospettiva assai meno inpraticabile per un eventuale referendum sull’Italexit:
“Ci sono alcuni elementi da tener presenti. Il primo è che certamente non è possibile introdurre un referendum consultivo con legge ordinaria. Il secondo è che nel 1989 c’è già stato un referendum consultivo proprio sull’Europa, perché i cittadini si pronunciassero sulla trasformazione della Comunità europea in vera e propria Unione, quindi su un aumento della coesione politica in Europa. Per introdurlo fu approvata in parlamento una specifica legge Costituzionale (ai tempi molto discussa), la numero 2 del 1989”, ha detto Caravita di Toritto, precisando che modificare il testo della Costituzione non sarebbe necessario.
Neanche la riforma costituzionale del governo Renzi, se sarà confermata a ottobre, basterà da sola a introdurre la possibilità di referendum consultivi: “La riforma costituzionale”, ha spiegato il giurista, “rinvia ugualmente ad una legge costituzionale per introdurre referendum consultivi. Dunque la strada sarebbe sempre quella di una legge costituzionale”.
E quell’articolo 75 della Costituzione che esclude espressamente i trattati internazionali dalle materie che possono essere oggetto di referendum?
Non credo che tenere un referendum sull’Europa, introdotto con una legge costituzionale, secondo il precedente ricordato sopra e operando nel rispetto degli articoli 71 e 138, violi i principi costituzionali. […] Cosicché il referendum che si è tenuto nel 1989, sulla base di una legge costituzionale, per rafforzare l’Unione, potrebbe essere introdotto oggi, con le stesse modalità, per uscirne.