ROMA (WSI) – Il debito/Pil 2013 si attesterà al 130,4% quest’anno e al 129% nel 2014. Rispetto a fine settembre, quando il ministero dell’Economia aveva indicato un obiettivo programmatico del 126,1% per il 2013, l’incremento è di oltre 4 punti percentuali ed è dovuto principalmente a due fattori: la crisi economica più acuta del previsto e i pagamenti alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione.
E’ la nuova previsione del governo contenuta nel Def approvato dal Consiglio dei ministri, secondo le cui stime “il graduale miglioramento della situazione sui mercati finanziari registratosi nell’area dell’euro nel 2012 non si è ancora pienamente trasmesso all’economia reale ritardando la ripresa economica”.
“In Italia – scrive il governo – la recessione, iniziata nella seconda metà del 2011, si è protratta per tutto il 2012. Nella media dell’anno il Pil si è ridotto del 2,4 per cento in termini reali, confermando le stime diffuse a settembre nella Nota di aggiornamento del Def“.
Intanto l’UE avverte come in Italia molto resti ancora da fare per correggere gli squilibri macroeconomici seri.
L’economia italiana ha nell’alto debito dello Stato, nella perdita di competitività internazionale e nella sua fiacca produttività i suoi maggiori problemi, secondo l’analisi del rapporto sugli squilibri macroeconomici che la Commissione europea ha pubblicato oggi per 13 paesi dell’Ue.
“Sebbene alcune importanti misure siano state prese negli anni scorsi per affrontare questi squilibri, la loro piena attuazione resta una sfida, e c’è ancora margine per ulteriori azioni in molte aree. Nel frattempo, la prolungata crisi ha indebolito la capacità del settore bancario italiano di sostenere gli aggiustamenti economici necessari”, si legge nelle conclusioni del rapporto dedicate all’Italia.
Secondo il rapporto, “le debolezze strutturali presenti da lungo tempo hanno ridotto la capacità dell’Italia di sopportare e assorbire gli shock economici”, nonostante il fatto che il Paese sia entrato nella crisi “con i bilanci del settore privato piuttosto forti e un settore bancario sano”. La crisi stessa, però, ha messo in luce quelle debolezze strutturali , mentre il Pil si è contratto del 7% in termini reali dalla metà del 2008.
E se la Commissione prevede che questa lunga recessione tocchi il fondo a metà 2013, “a condizione che i mercati finanziari siano stabilizzati e che sia ripristinata la fiducia degli investitori”, le condizioni finanziarie dell’Italia “restano fragili” e le prospettive di crescita “fiacche”.
“L’alto debito pubblico resta un pesante fardello per l’economia italiana, specialmente se considerato alla luce della persistente bassa crescita, ed è una fonte maggiore di vulnerabilità”, sottolinea il rapporto, in cui si rileva che “negli ultimi due anni, il circolo vizioso fra alto debito e bassa crescita ha aumentato le preoccupazioni fra gli investitori” riguardo alla sostenibilità dello stesso debito del Paese.
Il rapporto ricorda che “il brusco aumento dei rendimenti del debito sovrano nel biennio 2011-2012, che ha fatto sentire di più le debolezze strutturali, si è tradotto in un più alto costo del capitale per il settore privato, ciò che ha ostacolato gli investimenti produttivi”. Inoltre, “nel contesto dell’alta esposizione delle banche al debito dello Stato e di un mercato finanziario dell’Eurozona altamente frammentato lungo le frontiere nazionali, i problemi di finanziamento nel settore bancario sono peggiorati”.
In risposta, nota la Commissione, “il governo ha intrapreso un considerevole sforzo di consolidamento finanziario, che ha comportato costi economici significativi”, dovuti al fatto che “è aumentata la pressione fiscale ed è stata contratta la spesa pubblica”. Quest’azione del governo, “ha contribuito in modo decisivo a ridurre i costi del debito pubblico a partire dalla seconda metà del 2012”.
Comunque, rileva sempre il rapporto, “l’Italia resta vulnerabile a cambiamenti repentini nella percezione dei mercatirapporto debito/Pil su un percorso di riduzione. Il potenziale di contagio economico e finanziario nei confronti del resto dell’Eurozona resta considerevole, se dovessero intensificarsi di nuovo le turbolenze sui mercati relative al debito sovrano italiano”, conclude la Commissione. (TMNews)