Italiani popolo di formiche sì ma il debito pubblico ci sta sommergendo. Secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale le tre nazioni più indebitate sono Stati Uniti, Cina e Giappone, a cui corrisponde oltre la metà del debito globale mentre gli italiani hanno un debito pari ad appena il 41,31% del loro Prodotto interno lordo (Pil).
Come scrive Filippo Facci su Libero Quotidiano, da una parte le citate formiche, dall’altra una classe politica che negli anni ci ha progressivamente portato al 132% del Pil. Secondo il giornalista il nostro debito pubblico è cresciuto anche per colpa dell’elettorato.
Nessun elettorato si è mai mostrato disponibile a recedere dai welfare e dagli assistenzialismi che in Italia hanno sparso incredibili quantità di denaro su infinite categorie e corporazioni: dagli operai illicenziabili ai coltivatori diretti, dagli statali inamovibili a un sindacato che in Italia è stato potente come in nessun altro Paese occidentale: la spesa pubblica è salita spaventosamente anche per questo. È in quella fase che i sindacati e le classi dirigenti (comuniste e democristiane, soprattutto) cominciarono a vendersi il futuro dei loro figli.
Lo Stato, allora come oggi, per mantenere le clientele politiche e sociali si è trasformato in un gigantesco erogatore che ha gonfiato il debito pubblico, ha regalato pensioni e, peggio ancora, ha fatto l’occhiolino a una società che intanto faceva crescere il cosiddetto sommerso, non rilasciava fatture e trasformava in statali ipergarantiti anche gente immeritevole. Così l’evasione fiscale volava alle stelle (…) Le varie classi politiche, insomma, hanno scialacquato eccome: ma i soldi non sono finiti proprio tutti nelle loro tasche. Mentre dall’altra, come visto, il popolo italiano si dimostrava risparmiatore pur senza riserve infinite: questo Paese, al di là dei dati, ha smesso da un pezzo di mettere i soldi sotto il materasso, e, anche da noi, non guardare al lungo periodo sta diventando una filosofia di vita oltreché una necessità.