Società

Italia demograficamente sempre più vecchia: grave problema di redditività

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ROMA (WSI) – A mio modesto parere si parla troppo poco della popolazione ed un paese è giudicato principalmente, ed in primis, attraverso l’osservazione dell’andamento del Pil, dell’inflazione, del tasso di disoccupazione quindi dei tassi, e cosi via.

Tutto giusto, ovviamente, ma il paese è costituito dalla gente e la gente forma la popolazione e, pertanto, sarebbe probabilmente opportuno, o per lo meno non erroneo, dare il giusto posto alla popolazione di un determinato paese o area geografica.

In effetti, la popolazione

– consuma: nel secondo trimestre del 2012, dai dati Eurostat, la componente “Spesa consumo finale famiglia” rappresentava oltre il 57% del Pil nominale per spesa in euro.

– paga le tasse: non aggiungo altro visto che è un argomento che conosciamo tutti.

– migra: l’emigrazione e l’immigrazione giocano un ruolo fondamentale rispetto alle 2 dinamiche sopra evidenziate.
Vedi anche qui.

– è complessa: la popolazione è divisa principalmente per fasce di età, per sesso e per attività (popolazione attiva o pensionata ad esempio)…

– vota: l’inclinazione politica del Governo di un paese ne condiziona l’economia ed il ruolo della popolazione “votante” è molto importante. Spesso i politici ne sono più consapevoli della gente. Vedi anche qui. E cosi via…

Secondo le proiezioni dell’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, relative al 2050, la popolazione mondiale sarà di 9,3 miliardi rispetto agli attuali 7 miliardi circa, mente la popolazione nei 34 paesi Ocse dovrebbe raggiungere circa 1.383 miliardi in aumento del 12.3% rispetto l’1.243 miliardi del 2011. Tuttavia, la crescita non sarà omogenea e l’istogramma accanto ci evidenzia la situazione complessiva.

Emerge immediatamente come il Giappone e la Corea potrebbero perdere nel 2050 rispettivamente il 35.55% ed il 14.94% della popolazione rispetto ai livelli attuali. Invece, la popolazione dell’Australia dovrebbe crescere nello stesso periodo del 50.12% e quella degli Usa del 40.89% per citare solo gli estremi. Un motivo in più per parlare maggiormente della popolazione.

Ora, osserveremo brevemente l’andamento del Pil in dollari per abitanti e quello della popolazione di alcuni paesi dell’Ocse.

Oltre i 2 terzi dei paesi presentano due curve tendenzialmente ascendenti come dal grafico relativo ai dati generali dell’Ocse. Osserviamo in rosso il Pil con scala a sinistra, mentre in blu troviamo la popolazione con scala a destra.

Tuttavia, la Germania, l’Estonia e l’Ungheria presentano già una curva della popolazione fortemente discendente e le prospettive per il 2050 non indicano miglioramenti. La Germania potrebbe perdere ancora il 9% della propria popolazione, l’Estonia il 6.71% e l’Ungheria il 12.59%. Altri paesi come l’Italia e l’Olanda hanno una popolazione crescente, ma un Pil per abitante che tende ad appiattirsi.

Questo potrebbe indicare, ma non è detto in quanto ci sono altri fattori da considerare, che queste economie presentino dei problemi di redditività. In effetti, al 3° trimestre del 2012 e su base annua, il Pil italiano perdeva il 2.40%, mentre l’economia olandese scendere dell’1.60%. La Germania con un Pil a +0.50% e l’Estonia con +3.50% sembrano avere tuttavia un’economia in grado di fronteggiare la diminuzione della popolazione, ma potrebbero presto necessitare di intervenire per fronteggiare l’invecchiamento della popolazione, sostenere l’indebitamento pubblico ed il peso delle pensioni.

Ovviamente, i flussi migratori della popolazione sono dovuti principalmente, anche se non solo, a motivi economici. In effetti, nell’analisi del 23 aprile 2012 avevo analizzato lo Smog (ossia il salario minimo orario garantito) dei paesi della zona euro e scritto scherzosamente che “difficilmente vedremo un lussemburghese andare in Bulgaria per cercare fortuna”. Il grafico a dispersione accanto mette in relazione il Pil in dollaro per abitanti e la variazione ipotizzata della popolazione nel periodo 2011-2050 nei paesi Ocse.

Emerge immediatamente che i prossimi flussi della popolazione prendono ovviamente in considerazione l’andamento economico del paese di destinazione. Il puntino rosso all’estrema destra è relativo al Lussemburgo che vanta il Pil per abitante decisamente elevato. La mia battuta sul Lussemburgo aveva un fondo di verità.

Un breve accenno sull’orario medio lavorativo annuo. Anche questo interessa la popolazione attiva.

In 23 paesi Ocse, l’orario medio lavorativo annuo è tendenzialmente discendente come nel caso della Danimarca ad esempio.

In circa 1 terzo dei paesi (vedi Norvegia, Svezia, Svizzera, Usa, Spagna, Germania, Ungheria,…) assistiamo già dal 2010 ad un’inversione di tendenza e dunque ad un aumento dell’orario lavorativo. Che sia l’inizio di una fase di inversione? Stiamo a vedere.

Da “bravo analista”, penso che la popolazione debba essere maggiormente presa in considerazione quando si parla dell’economia di un paese o di un’area geografica (Vedi anche qui) in quanto strettamente legata al consumo nazionale, alla condizione stessa del paese, al pagamento del debito pubblico, al Welfare e cosi via. Per concludere, la locomotiva europea tende ad invecchiare.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il blog di Giovanni Maiani – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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