Sembra una idea di Fabrizio Corona. Così, dalla sua pagina su Facebook, l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, in eterna rotta di collisione con il premier Matteo Renzi e le decisioni prese dal suo governo. Stavolta l’affondo è contro il piano di voluntary disclosure bis, con cui si punta a un incasso di due miliardi di euro, stanando i contanti non dichiarati dai contribuenti italiani.
Il piano di voluntary disclosure bis vuole stanare anche oro e altri preziosi nascosti nella cassette di sicurezza delle banche.
Così Bersani:
“Vedo che i giornali cominciano a dare conto di una singolare teoria che sta circolando in vari ambienti. Dopo aver alzato drasticamente il limite al contante, adesso dovremmo farlo emergere dal nero con una specie di amnistia a pagamento, con qualche vantaggio per il bilancio dello Stato. Tutto questo, naturalmente, al fine di incentivare la moneta elettronica. Voglio credere che una simile idea sia stata messa in giro artatamente da Fabrizio Corona che, nel caso, potrebbe candidarsi a sottosegretario”.
Battute a parte, è evidente che il governo stia andando a caccia di entrate per finanziare la manovra da 24,5 miliardi: l’assalto non prende di mira solo i paradisi fiscali, ma i contanti che sono nascosti dagli italiani nelle casseforti e nelle cassette di sicurezza: dunque, l’attacco è in generale, si potrebbe dire, contro i soldi sotto il materasso.
E’ da ore che si parla della possibilità che nella stessa legge di Bilancio 2017 venga inserita una voluntary disclosure sul contante interno. In questo caso i contribuenti avrebbero l’occasione di ricorrere all’autodenuncia del proprio denaro o dei preziosi.
Fino a che punto tuttavia avrebbe efficienza questo strumento di lotta all’evasione fiscale?
Il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha spiegato di recente che “i contanti chiusi in cassette di sicurezza in Italia e all’estero sono circa 150 miliardi”, cioè “gran parte del sommerso, del non dichiarato, frutto dei reati”, pari a 200-300 miliardi.E che si tratta “sempre” di “denaro di provenienza illecita”.
Si teme di conseguenza che attraverso la voluntary disclosure alla fine verrebbero favorite operazioni di riciclaggio di denaro sporco, in quanto i contanti con provenienza verrebbero non solo dichiarati e tassati ma anche coperti e ripuliti. Secondo le indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, per certificare la provenienza e la natura dei contanti, il governo potrebbe ricorrere all’aiuto degli intermediari come banche e fiduciarie, oppure attribuire la responsabilità della verifica alla Guardia di Finanza, che dovrebbe dunque valutare se il “nero domestico” sia davvero collegabile all’evasione fiscale.
Così il Corriere della Sera:
“Come far venire a galla il denaro occulto senza offrire ai criminali un mezzo legale di riciclaggio? Magistrati, polizia giudiziaria in prima linea nelle indagini finanziarie e fiscali ed esperti si interrogano, elaborano proposte, si scambiano informazioni. Sono mesi che si parla di una nuova voluntary disclosure dopo quella che nel 2015 ha fatto emergere 60 miliardi depositati dagli italiani nei paradisi fiscali facendo entrare nelle casse dell’erario tra uno e due miliardi di euro sotto forma di tasse e sanzioni, ma aggredendo il contante solo in minima parte, tant’è vero che pare che nelle banche italiane e svizzere non si trovino più cassette di sicurezza libere. Si pensa a un’azione mirata del governo che, dietro la garanzia della non punibilità penale riservata però solo a chi ha evaso le tasse, imponga a chi aderisce alla voluntary di rivelare la provenienza del «nero» e di pagare contemporaneamente una tantum”.
Il governo italiano sarebbe pronto di fatto a dichiarare guerra al contante, e a favorire l’utilizzo della moneta elettronica, magari consentendo a chi fa utilizza la carta di credito o il bancomat di dedurre dalle tasse parte della spesa, come scrive il Corriere, e permettendo contestualmente a “chi vende di dedurre le commissioni bancarie e i costi degli apparati elettronici necessari. In questo modo nessuno accetterebbe o chiederebbe più pagamenti in nero, per il semplice fatto che non conviene e perché parallelamente le sanzioni diventerebbero molto più pesanti di quelle attuali”.
Proprio oggi ha parlato il viceministro dell’economia Enrico Zanetti. Interpellato a margine di un convegno dell’ordine dei commercialisti di Milano. Oltre a parlare di voluntary disclosure bis, Zanetti è stato anche molto chiaro sulla banconota da 500 euro:
“Credo sia giusto ragionare sulla banconota da 500 euro che ha una utilità molto discutibile. Secondo me la banconota da 500 euro non ha alcuna ragione di esistere, ma chiaramente sono decisioni da prendere a livello sovranazionale a livello europeo”.