Ieri Mario Draghi nella riunione del consiglio direttivo della Bce è stato piuttosto vago in merito al lancio di nuovi prestiti Tltro in favore delle banche europee. Il Tltro (Targeted longer-term refinancing operations) rientra nell’arsenale delle misure espansive che la Bce ha adottato negli ultimi anni e consiste nell’aumentare la disponibilità di liquidità per le banche offrendo prestiti di durata quadriennale a tassi favorevoli, condizionati però alla successiva erogazione di finanziamenti a famiglie e imprese.
Al momento la banca centrale europea ha portato a termine due programmi Tltro, il primo lanciato il 5 giugno 2014 e il secondo avviato il 16 marzo 2016: nella sostanza con tali prestiti la Bce ha offerto liquidità alle banche applicando un tasso corrispondente a -0,4%. Ma chi ha più beneficiato di queste misure e ora freme per poterne beneficiare ancora? Quelle italiane naturalmente come emerge dalle elaborazioni di Jefferies International su dati Bce riportate oggi dal Sole 24 Ore.
Sono le banche italiane, in rapporto agli asset, ad aver fatto maggiore ricorso. Sommando i prestiti settimanali al tasso di rifinanziamento principale (Mro, Main refinancing operations, che è a pari a 0) a quelli Tltro (al tasso negativo di -0,4%) le banche italiane hanno ottenuto 243 miliardi di euro, che corrispondono al 6,5% del totale degli asset (3.744 miliardi). Dietro l’Italia, la Spagna (6,4%), seguita dal Portogallo (4,8%), Grecia (4,1%), mentre in fondo troviamo Francia (1,7%) e Germania (1,1%).