Per quanto riguarda l’inflazione, l’Ocse prevede che raggiunga l’8,1% sulla media di quest’anno in Italia, il 6,5% il prossimo e il 3% nel 2024:
“L’inflazione dovrebbe scendere solo gradualmente dal 10% circa alla fine del 2022, poiché il tetto al prezzo del gas sarà applicato solo nel 2023 e i recenti aumenti dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari innescheranno pressioni più ampie sui prezzi”.
Sempre secondo lo studio dell’Ocse:
“La stretta monetaria sarà in parte bilanciata da maggiori investimenti pubblici collegati al Pnrr. L’attuazione tempestiva di nuovi investimenti, riforme sul completamento sulla legge di concorrenza e l’effettiva natura mirata delle misure di sostegno sull’energia saranno di importanza cruciale per sostenere l’attività nel breve termine e gettare le basi di una crescita sostenibile sul medio termine”.
Le stime di Credit Suisse sull’Italia
Negli ultimi giorni ad accendere i fari sull’Italia ci ha pensato anche l’ufficio studi di Credit Suisse che, nell’Outlook 2023, ha invece anticipato, per il prossimo anno, l’ingresso in recessione dell’Italia con un Pil stimato in calo dello 0,2%. Si legge nella nota:
“La crescita italiana è stata sorprendentemente resiliente nei primi tre trimestri del 2022 grazie alla convincente stagione turistica, all’inaspettata tenuta e al miglioramento della competitività del settore manifatturiero. Tuttavia, secondo i frequenti sondaggi sulle imprese, la crescita ora sta rallentando drasticamente e si prevede che l’economia entri in una recessione a partire dal quarto trimestre di quest’anno. La crescita reale del Pil è destinata a scendere da 6,6% nel 2021 a 3,7% nel 2022 e a -0,2% nel 2023 (rispetto alle nostre previsioni pre-invasione di 4,3% nel 2022 e 2,2% nel 2023). Il principale freno potrebbe provenire dai consumi privati, che probabilmente si contrarranno bruscamente a causa dell’elevata inflazione, della modesta crescita dei salari e della depressione della fiducia dei consumatori”.
Sul fronte dei prezzi, la banca d’affari elvetica si aspetta che “l’inflazione si moderi nei prossimi mesi con la riduzione della spinta dell’inflazione energetica e alimentare, ma il dato sottostante diminuirà solo gradualmente. Nel complesso, si prevede che l’inflazione si attesti in media a 8,2% nel 2022 e a 6,0% nel 2023”.