Italia, Fmi e Commissione Ue dettano le condizioni della ripresa
L’economia italiana rivede la luce in fondo al tunnel ma le istituzioni internazionali ammoniscono l’Italia di tenere sotto controllo i conti pubblici visto che alla fine dell’anno il debito pubblico è atteso alla cifra record del 160% del Pil.
Dopo avere leggermente rivisto al rialzo le stime sull’economia italiana, il Fondo Monetario ha messo in guardia sul rischio di cicatrici economiche di lungo termine, affermando che l’attuazione rapida ed efficace delle riforme strutturali (giustizia, fisco e pubblica amministrazione) volte anche ad aumentare l’efficienza e l’equità della spesa pubblica e dei sistemi fiscali sarà fondamentale per sostenere gli investimenti nell’ambito del recovery plan al fine di stimolare la crescita potenziale e promuovere un’economia verde, digitale e più inclusiva.
Washington ha insistito sul fatto che la politica fiscale continui ad attenuare gli effetti economici della pandemia attraverso misure temporanee e mirate, ma questo deve essere fatto contemporaneamente ad un piano credibile per ridurre significativamente il debito pubblico nel medio termine, invitando l’Italia ad accrescere l’efficienza e l’equità della spesa pubblica e dei sistemi fiscali e a continuare a sostenere i prestiti bancari, ma con maggiori controlli su chi li contrae.
Ma non solo. Per il Fmi è necessaria anche una rapida modernizzazione della pubblica amministrazione e della magistratura, appalti pubblici efficienti, una migliore governance degli investimenti pubblici e una riduzione delle barriere alla concorrenza. In parole povere, senza riforme non arriveranno i 200 miliardi di euro promessi dal recovery plan.
Anche l’Ue accende un faro sull’Italia
Un richiamo alla disciplina dei conti e alle riforme è arrivata anche dalla Commissione Europea. Nelle raccomandazioni di primavera la Commissione Ue ha inserito tre raccomandazioni per il nostro Paese: utilizzare i fondi del Recovery plan per finanziare interventi aggiuntivi di stimolo per la ripresa, limitare la spesa corrente e mantenere una politica di bilancio prudente che assicuri sostenibilità nel medio termine, accelerare gli investimenti per rafforzare il potenziale di crescita.
Dopo avere confermato che la sospensione del Patto di stabilità avrà luogo fino al 2023, la Commissione ha sollecitato «gli Stati membri a mantenere politiche di sostegno all’ economia nel 2021 e 2022 ed evitare un prematuro ritiro degli stimoli approntati durante la crisi innescata» dalla pandemia di Covid.
Le nuove stime
Ma veniamo alle stime. Dopola revisione al rialzo dell’Ocse, il Fondo Monetario Internazionale stima un rimbalzo per l’economia italiana del 4,3% per il 2021 e del 4% per il 2022, dopo il crollo dell’8,9% nel 2020. Si tratta di stime superiori alle precedenti: in aprile il Fondo aveva previsto una crescita del 4,2% per il 2021 e del 3,6% per il 2022
I conti pubblici sono tuttavia peggiorati a causa della spesa pubblica intraprese per affrontare la crisi. Il deficit passerà per quest’anno all’11,8% dopo il 9,5% del 2020, per poi ridursi al 6% il prossimo anno.
Quanto al rapporto debito/pil per il Fmi crescerà fino a toccare il 159,9% del pil per poi scendere leggermente al 157,9% il prossimo anno.