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Roma – Nessuna sorpresa sulla parte alta della classifica, dove a dichiarare redditi a sei cifre sono in primis i notai (oltre 318.000 euro), seguiti dai farmacisti (109.700 euro) e studi medici (69.800 euro). Anche commercialisti e avvocati non se la passano male, raggranellando rispettivamente 61.300 e 57.600 euro.
Sono questi i dati diffusi dal Dipartimento delle finanze del ministero dell’Economia sulle ultime dichiarazioni riguardanti i contribuenti che rispondono agli studi di settore: autonomi, artigiani, commercianti, professionisti.
Nelle dichiarazioni fiscali del 2011, queste categorie hanno dichiarato in media 27 mila euro di reddito annuo, il 3,1% in più rispetto al 2009. Ma resta lungo l’elenco di autonomi che guadagnano, o quantomeno dichiarano, redditi molto bassi, inferiori a quelli medi dei lavoratori dipendenti (19.810 euro nelle stesse dichiarazioni del 2011). C’è chi ad esempio rimane sotto la soglia dei 10 mila euro di reddito annuo.
È il caso degli istituti di bellezza (6500 euro), dei negozi di abbigliamento (8600 euro) o delle tintorie (9700 euro). Abbondantemente al di sotto dei circa 20 mila euro annui che guadagna in media un lavoratore dipendente ci sono bar (16.800 euro), ristoranti (14.300), taxi (14.800), gioiellerie (17.000) e autosaloni (14.800).
Per quanto riguarda l’Iva, sono circa 5 milioni i contribuenti che nel 2011 hanno presentato la dichiarazione sull’imposta sul valore aggiunto, l’1% in meno rispetto all’anno prima. Ma il dato più significativo è quello relativo all’elevata concentrazione del giro d’affari: i contribuenti con ricavi oltre 7 milioni di euro (circa lo 0,85% del totale, prevalentemente società di capitali) detengono circa il 66% del giro d’affare totale che emerge dalle dichiarazioni Iva. Inoltre le norme più stringenti sulle compensazioni mostrano un calo nelle ultime dichiarazioni del -39,05% (passando da 16,5 a 10,1 miliardi di euro), con una riduzione di credito utilizzato in compensazione con altre imposte di oltre 6 miliardi di euro.
Il reddito dichiarato delle società di persone è di circa 41.960 euro, lo 0,41% in più rispetto all’anno precedente. Mentre sulle società di capitali sono piovuti invece gli strali del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Claudio Siciliotti: «Non ha senso alcuno che nel controllo di legalità dell’amministrazione a cura del collegio sindacale venga prevista l’esclusione di tutte le srl, a prescindere da qualsivoglia valutazione concernente la dimensione aziendale e patrimoniale».
Le società a responsabilità limitata sono infatti tutt’altro che utilizzate solo per gestioni di dimensioni ridotte: sono 11.952 le srl con oltre 10 milioni di euro di fatturato; 4502 quelle con oltre 20 milioni; 2560 quelle con oltre 30 milioni; 1268 quelle con oltre 50 milioni; 519 quelle con oltre 100 milioni. «I numeri mettono a nudo l’assoluta incoerenza, irrazionalità ed infine pericolosità sociale della recente riformulazione della disciplina», conclude Siciliotti.
Per quanto riguarda la lotta all’evasione, il direttore dell’ Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, all’assemblea dei commercialisti ha detto che «lo Stato questa volta fa sul serio e intende fare sempre più sul serio e ciò sta determinando un fenomeno inedito di insofferenza fiscale.
Ci troviamo a valle di un lungo periodo in cui troppi contribuenti hanno disatteso il patto fiscale con lo Stato. È necessario tornare al rispetto delle regole». Che non vuol dire insensibilità verso le singoli situazioni. Il Fisco ha concesso 1,6 milioni di rateazioni per 20 miliardi.
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