In un’intervista rilasciata al quotidiano svizzero Le Temps, Salvatore Cantale, docente di Finanza all’International Institute for Management Development di Losanna, fa una diagnosi senza alcuna indulgenza sulla crisi economica e sociale che attanaglia l’Italia.
L’Italia e’ in piena ebollizione: il governo di transizione continua nella sua operazione di ristrutturazione dell’economia e di raddrizzamento delle finanze pubbliche. Appesantito da un indebitamento massiccio, lo stato cerca i mezzi per ridurre le spese e aumentare le entrate nel pubblico. Il governo adottera’ in settimana un nuovo piano di riforme. L’economista Salvatore Cantale da’ le sue impressioni sull’enorme posta in gioco, non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa intera.
Le Temps: Di recente siete stati in Italia? Che ambiente avete trovato tre mesi dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi e l’insediamento di un nuovo governo intermediario alla testa del paese?
Salvatore Cantale: sono stato in Sicilia per Natale. Ci sono restato, ho passato del tempo con la mia famiglia per due settimane. La gente e’ talvolta arrabbiata e rassegnata. Sono preoccupati per quello che sta succedento e sanno che sara’ molto difficile rimettere il paese in sesto. Sentono che la recessione e’ arrivata. Anch’io ho notato che si respirava una sensazione, la stessa che ho visto in Grecia, di rassegnazione.
Ma allo stesso tempo, aspettano che i dirigenti politici mostrino la via da seguire. Questo non vuol dire che abbiano fiducia in loro. Sanno che individualmente, non possono farci nulla. Questo approccio e’ molto diverso da quello che prevale negli Stati Uniti. La’, la gente si chiede cosa possono fare per uscire dalla crisi. In Italia, e in Europa, si consegnano ai politici anche se questi ultimi sono discreditati. In Sicilia, un giovane laureato su due e’ disoccupato.
– Che eredita’ ha lasciato Silvio Berlusconi?
– Tutti gli indici – crescita, disoccupazione, deficit di bilancio, debito – sono peggiori oggi che vent’anni fa. Non siamo piu’ competitivi. Le piccole e medie imprese, motore dell’economia italiana, non hanno piu’ la stessa vitalita’. Il mondo degli affati non si identifica piu’ con lui. Si sente tradito. Quando e’ entrato in politica Silvio Berlusconi, che era al comando di un’impero immobiliare e mediatico, era il modello del successo. Metteva la parola fine a decenni di governi instabili. Sul piano politico, invece, gli anni di Berlusconi ci hanno fatto perdere la fiducia nella classe politica.
– In queste circostanze, Mario Monti, e’ arrivato come un salvatore. In attesa delle prossime elezioni generali del 2013.
– Ha riportato fiducia, questo e’ certo. Gli italiani pensano che Mario Monti e il suo governo di professori non sono al potere per trarne dei benefici personali. L’ho gia’ incontrato. E’ una persona che ispira fiducia. Tuttavia, dubito che le loro speranze non rimangano deluse. Gli italiani non immaginano ancora la sofferenza che dovranno subire per i prossimi tre-cinque anni.
La cura d’austerita’ adottata dal governo e’ senza precedenti. Il suo obiettivo e’ risparmiare 20 miliardi di euro e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Sara’ difficile, ma se vogliamo meritarci un posto in seno al G7 (ovvero il gruppo dei sette paesi piu’ avanzati industrialmente parlando) siamo costretti.
– Gli italiani hanno paura delle crisi sociali che sono strettamente legate ai programmi di austerita’?
– Gli italiani dovranno stringere le cinghie e prepararsi a fare dei sacrifici. Guardate le manifestazioni di protesta di alcune classi di professionisti (tassisti, avvocati, notai) che si oppongono all’apertura del loro settore alla concorrenza! La liberalizzazione e’ vista come una misura positiva ma ridurra’ i loro profitti. Quando si tratta solo di principi, sono d’accordo per prendere delle misure, ma se sono interessati personalmente, fanno di tutto per ostacolare la modernizzazione.
In Italia lo stato e i sindacati hanno protetto le professioni per ragioni elettorali. La crisi economica e sociale che ci attanaglia e’ il risultato di una politica conservatrice vecchia di cinquant’anni. L’assenza di concorrenza ha ucciso gli investimenti, lo spirito di impresa e l’innovazione. Molti italiani pensavano che fosse sufficiente far parte dell’Unione Europee per essere al riparo dalla crisi economica e sociale. Ma non abbiamo fatto nulla per adattarci all’Ue. Per esempio, gli italiani non hanno imparato le lingue. Oggi, non possono approfittare dell’apertura del mercato del lavoro in seno all’Ue, ma criticano invece chi viene a lavorare da noi. Il lavoro, come fattore di produzione, non e’ mobile. Gli italiani pensano ancora che saranno sempre al centro del mondo.
– Come puo’ rilanciare la crescita l’Italia?
– Non abbiamo bisogno di investimenti che paghino dei salari per riempire dei buchi. Devono essere piuttosto canalizzati nella produzione di quello che i consumatori amano e domandano. Il clima non e’ per nulla propizio. La burocrazia ha ucciso l’intraprendenza in Italia. Negli Usa, ci vogliono sette anni per un’azienda per entrare in borsa. Da noi, 40! Ci vorrebbero degli stimoli agli investimenti come avviene in Cina. Da noi quando un giovane prende l’iniziativa ma non ha successo, tutti lo prendono in giro. In Usa, non c’e’ nulla da vergognarsi se si fallisce al primo tentativo. La cultura italiana e’ insopportabile a questo riguardo.
Di quale margine di manovra dispone il governo Monti?
– Ha fatto votare delle leggi che puntano a raddrizzare le finanze pubbliche, in particolare aumentando le tasse e tagliando le spese. Ora propone di liberalizzare alcune professioni. Conta anche di privatizzare qualche azienda statale, in particolare la Posta, le societa’ energetiche e autostradali. Personalmente, penso che non disponga di alcun margine di manovra rispetto all’Ue. Non ha alcun potere di negoziazione davanti a Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, che rappresentano i due pesi massimi dell’economia europea.
Domanda invano che la Germania si prenda piu’ impegni per fare abbassare i tassi di interesse che l’Italia deve pagare per rifinanziarsi sui mercati. Molti italiani, ma anche greci, hanno l’impressione che Francia e Germania vogliono salvare le loro banche che sono sovraesposte al debito italiano e greco.
Mario Monti avrebbe potuto utilizzare questa “leverage” nelle trattative per spingere Berlino a mostrare maggiore solidarieta’. Avrebbe dovuto usare lo spettro della fine dell’area euro e di spingere i dirigenti europei ad agire, per esempio emettendo degli Eurobond, e aiutare in questo modo i paesi in difficolta. Monti avrebbe potuto chiedere alla Germania di ammorbidire la sua posizione sul ruolo che la Banca centrale europea deve giocare in questa crisi del debito. Berliuno e’ contrario all’acquisto di debito sovrano dei paesi piu’ in difficolta’ dell’area euro. Come sanno bene anche le autorita’ politiche, l’Europa puo’ superare intatta il fallimento della Grecia, ma non dell’italia.
– Mario Monti non puo’ contare solamente sulla solidarieta’ europea per uscire dalla crisi, giusto?
– E’ magnifico avere un gentleman rispettato in testa al governo. Ma e’ piu’ importante avere un dirigente che puo’ spingere il buttone se la situazione lo richiede. Mario Monti non e’ questa persona. Il suo desiderio e’ quello di poter rifinanziarsi a un tasso di interesse sostenibile. Ma non e’ il caso nostro al momento. La settimana scorsa, eravamo felici di aver collocato 4 miliardi di euro, ma i tassi erano vicini all’8% per anno. A questi livelli, saranno costretti a manifestarsi i soccorritori, ben consci del fatto che i bond emessi sono garantiti dallo Stato o dal Fondo europeo di stabilita’ finanziari.
Sappiamo che la stessa idea che un paese come l’Italia faccia default fa tremare le ginocchia agli istituti di credito europei. Per esempio, la compagnia di assicurazione tedesca Allianz detiene 28,6 miliardi di euro di debito italiano.
– Non ci sono alternative all’austerita’?
– Non dico che approvo tutte le misure che obbligano il popolo a fare dei sacrifici. Ma devono essere consistenti. Un tasso di crescita del 2% per i prossimi due anni e basta non risolvera’ nulla. Si potrebbe utilizzare l’arma inflazionista per fare abbassre il debito, ma per la Germania e’ una soluzione inaccettabile. E’ anche contrario alla missione principale della Bce, che e’ l’autorita’ di controllo delle pressioni inflazionistiche. La verita’ e’ che non penso che le misure intraprese dal governo Monti condurranno a un incremento dei consumi e dell’occupazione e rilanceranno l’economia. E senza crescita, le entrata fiscali dello stato diminuiscono.
In sintesi la prospettiva e’ quella di un circolo vizioso. E’ desolante vedere che i rimedi che sono adottati in Italia sono gli stessi che sono stati testati in Grecia, ma senza risultati. Non abbiamo imparato la lezione.