Economia

Italia patria delle challenger banks, le tradizionali sempre più in discussione

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L’Italia è il paese che più di tutti gli altri sta mettendo in discussione le banche tradizionali a favore delle cosiddette challenger banks infatti solo il 53% degli intervistati nostrani si affida esclusivamente ad una banca tradizionale (a fronte dell’86% degli intervistati in UK e del 92% in Olanda).

Le challenger banks in Italia

Così emerge da un’indagine condotta da Trustpilot, piattaforma di recensioni leader in Europa che ha evidenziato l’evoluzione dei comportamenti dei consumatori nei confronti dei servizi di debito e credito offerti dalle banche.
Ebbene dall’indagine risulta che l’Italia è il paese più aperto alle challenger banks (che disposizione i propri servizi unicamente attraverso app e smartphone) e ben il 14% degli intervistati si affida esclusivamente a loro (a fronte di una media del 6%). È, invece, il 29% degli intervistati italiani ad utilizzare contemporaneamente banca tradizionale e nuovi player del settore per i propri conti correnti.

L’arrivo della pandemia ha accentuato il fenomeno delle challenger banks. A livello globale, il driver più significativo di business per esse è l’offerta di un servizio low-cost o a costo zero, citato come il maggiore punto di forza da due terzi (66%) dei consumatori. Altri elementi essenziali che fanno propendere il consumatore per questa scelta è il livello di reputazione del servizio clienti (59%), una migliore digital experience (50%) e la velocità nell’attivazione di un conto corrente (49%).

Infine, l’indagine rivela che ben l’86% dei consumatori riferisce livelli di fiducia alti o medi per il passaparola e per le recensioni, mentre i social media ottengono un punteggio relativamente basso quando si parla di fiducia (14%).
Nel dettaglio, il passaparola (39%) è la fonte di informazioni di cui le persone si fidano di più, seguita a ruota dalle recensioni dei consumatori (36%). Le informazioni sui siti web aziendali e i siti di comparazione di prezzi seguono al terzo e al quarto posto. I social media, invece, sono considerati una fonte di informazioni affidabile solo per il 14% dei consumatori.