Economia

Italia: produttività imprese deve migliorare nel settore dei servizi

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“La produttività delle imprese italiane tra lavoro e tecnologia: divari, dinamiche e prospettive della crescita” è il titolo del convegno organizzato dal GEI, l’Associazione italiana degli economisti di impresa, al Festival dell’Economia di Trento tenutosi nella sede di Palazzo Bassetti venerdì 1 giugno.

GEI: chi è

GEI è l’Associazione Italiana degli Economisti d’Impresa che nasce nel 1977 per diffondere la cultura dell’economia d’impresa in Italia. Oggi è un’importante community impegnata nello scambio di esperienze e informazioni e nello studio degli scenari economici raggruppante affermati economisti che operano nei più importanti centri di ricerca economica del Paese, in primari istituti bancari, nel settore industriale e dei servizi, oltre che nel mondo universitario.

“La produttività delle imprese italiane”

Il seminario ha messo in luce come l’Italia abbia imboccato un sentiero di crescita della produttività, tuttavia con un percorso ancora troppo lento e polarizzato a favore solo di alcuni settori produttivi. Da questo convegno infatti è emerso come nel periodo 1995-2016 la produttività oraria del lavoro è aumentata dello 0,3% annuo in Italia, contro l’1,2% di Germania e Francia, e lo 0,7% della Spagna. La produttività in Italia in particolare è aumentata (1998-2017) nel manifatturiero (+30%) ma non nei servizi (0%).

Con 80.000 euro di valore aggiunto per occupato la grande impresa ha una produttività doppia rispetto a quella delle piccole e medie imprese.

Il convegno è stato aperto da Innocenzo Cipolletta, Presidente dell’Università di Trento e socio GEI che ha evidenziato l’importanza di distinguere tra produttività relativa (ossia i tassi di variazione) e produttività assoluta (ossia il livello del prodotto per addetto). A seguire due relazioni tematiche, di cui una di Matteo Bugamelli del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia che ha messo in evidenza “come la produttività nel manifatturiero dal 2009 si sia allineata in termini di performance a quella dei paesi dell’area euro, mentre nei servizi privati l’andamento è stato piatto e senza segni di recupero. La strada è investire nei fattori che generano efficienza a livello di impresa, prevalentemente ricerca e sviluppo per innovazioni di processo e di prodotto e accrescere le dimensioni di impresa” e l’altra di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo e socio GEI, che ha approfondito la tematica dal lato della centralità del capitale umano indispensabile per usare a pieno le opportunità date delle nuove tecnologie:

“In Italia ci sono più occupati qualificati sia di tipo white collar che di tipo blue collar rispetto al passato ma permangono differenze con i competitor europei. Occorre che le aziende investano di più, non solo in macchinari, ma anche in R&S e software. E’ possibile un cambio di passo anche grazie agli incentivi fiscali. Ma introdurre tecnologia non basta se non hai personale formato e qualificato. E’ dimostrato che le imprese che hanno investito in formazione negli ultimi tre anni hanno visto aumentare la produttività. Questa è la strada da seguire”.