Hedge fund all’attacco dell’Italia e, in particolar modo, delle banche italiane. Fino a che punto gli attacchi dei fondi speculativi stanno mettendo KO i titoli bancari a Piazza Affari azzerandone, come nel caso di Mps, le quotazioni? E dunque, azzerando gli investimenti degli italiani?
Indicativa è la nota di Azione Mps, l’associazione dei piccoli azionisti della banca senese, che non fa nulla per nascondere i propri dubbi sulle recenti manovre sospette che si sono susseguite nel palcoscenico dell’istituto.
“Il Monte dei Paschi di Siena è da settimane al centro di manovre oscure e preoccupanti. Una ricapitalizzazione di ingente ammontare, risultato di un progetto di affrettata cessione dell’intero portafoglio di sofferenze, ed un nuovo piano industriale : l’unico risultato che questi annunci hanno prodotto sono state le dimissioni dell’amministratore delegato Viola e del presidente Tononi, insieme al continuo crollo del valore borsistico“. Ciò che è innegabile è che  “appare quanto mai oscuro il fatto che il management di una banca tornata all’utile sia praticamente decapitato per orientare diversamente i possibili futuri utili, al di fuori della sede assembleare ed in assenza di valide, concrete e trasparenti motivazioni”.
Azione Mps segnala inoltre la mancata convocazione dell’assemblea ordinaria e straordinaria nella quale i soci dovevano essere portati a conoscenza dei piani concreti, in massima parte elaborati dall’ex amministratore delegato dimissionario, “oltre alla imprecisata richiesta di nuova liquidità al mercato“.
“Ad oggi il maggior azionista formalmente identificabile è il Governo Italiano con il 4%, mentre il maggior azionista privato è rappresentato dalla comunità dei piccoli azionisti, sottoscrittori del 32 % dell’ultimo aumento di capitale, privi di rappresentanza o voce se non quella di Azione MPS, che fin d’ora annuncia di voler rappresentare tutti i Piccoli azionisti associati anche nella prossima assemblea”. Azione Mps ricorda “le voci incontrollate sulla pretesa di alcuni di sottoscrivere l’aumento senza pagare diritto di opzione, l’ultima elemosina rimasta in mano ai piccoli azionisti che hanno sottoscritto il 32% dell’ultimo aumento, perdendo ai valori di borsa odierni il 95% del loro investimento, mentre gli 8 miliardi versati sono nel patrimonio della Banca, garantendone stabilità e solvibilità ”.
Di conseguenza l’associazione:
“chiede al Governo e alla Consob se sia ravvisabile che la public company Mps sia oggetto di attenzioni da parte di entità che intendono, di concerto, assumerne il controllo attraverso un aumento di capitale, eludendo le normative in essere sull’Opa”.
Sul tema degli attacchi speculativi contro le banche italiane perpetrati dal mondo degli hedge fund, vale la pena segnalare l’articolo recente scritto da Alessandro Govoni.
Govoni  ricorda la notte tra il 23 e il 24 giugno del 2016, quando diversi fondi hanno “effettuato vendite allo scoperto sui titoli bancari italiani, facendoli crollare del 24% il giorno successivo”.
Certo, possiamo ribattere che in realtà quella è stata la stessa notte in cui pian piano la Brexit si è trasformata da spettro a realtà per il mondo intero.
Così come, fa notare Govoni,
“Si potrebbe essere d’accordo sulla militarizzazione Nato e di basi USA sul territorio italiano nell’obiettivo comune di difendersi da attacchi di vario tipo”. Detto questo, nell’accusare le potenti lobby straniere,  “sulla finanza e sul sistema bancario è necessario che mollino il cd osso perchè tale è divenuto, osso quasi totalmente spolpato dopo 24 anni, dal 1992, di colonizzazione bancaria -finanziaria (siamo ormai giunti al punto che famiglie, imprese, enti locali non riescano più a restituire i prestiti). Che lascino l’Italia riprendersi per almeno i prossimi 25 anni, che lascino i 54 milioni di italiani su 60 vivere e non più, a fatica, sopravvivere”.
Cosa propone l’esperto?
“Una soluzione per porre fine a tale massacro?”
Govoni chiede che venga ristabilita in Italia la separazione tra banche di prestito e banche speculative, avvenuta con la regia delle potenti lobby straniere. Lobby che attaccano ciclicamente attraverso vendite allo scoperto non solo banche italiane, “facendo perdere ad ogni bolla (1994, 2001, 2008, 2016) i risparmi a milioni di ignari risparmiatori italiani che avevano creduto nella banche italiane”, ma che compiono raid anche in aziende strategiche nazionali, “per poi acquistarne porzioni a prezzi sempre più stracciati, di cui poi de-localizzano la produzione all’estero creando un enorme danno in termini di posti di lavoro persi in Italia“.