Società

Italia: un’altra occasione persa per riformare il paese

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ROMA (WSI) – In una cosa Mario Monti aveva ragione: la legge di stabilità, approvata anche con i voti del suo partito, Lista Civica, è poca cosa.

Qualche giorno fa l’ex premier del Governo tecnico si è dimesso dal partito, ufficialmente proprio in polemica nei confronti dei contenuti della finanziaria triennale, ritenuta un’occasione mancata per le riforme strutturali di cui l’Italia ha disperato bisogno.

Anche secondo il Financial Times, l’ammontare delle spese e delle tasse riviste è modesto. Nel suo ultimo editoriale, l’opinionista Wolfgang Munchau scrive che la parte principale del piano di bilancio è la riduzione di €2,5 miliardi del cuneo fiscale – la differenza tra costo del lavoro di un datore e le tasse sul reddito del dipendente.

Per chiudere il gap con la Germania, il Governo Letta avrebbe dovuto ridurre il cuneo fiscale di 20 volte più di quello che ha proposto. Ma gli è mancato il coraggio di reperire più risorse.

Tagliare le tasse sul lavoro è chiaramente una misura indispensabile in qualsiasi agenda delle riforme. Per farlo occorre tutta una serie di priorità sul fronte delle spese e del fisco.

Se poi fai parte di un’unione monetaria con la competitiva Germania, poi, è ancora più difficile resistere mantenendo alti livelli di tasse sul lavoro. A meno che non trovi un modo di far sì che sia Berlino ad adattarti a te (un sogno) devi riuscire ad adattarti a Berlino.

Come Monti, Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sono consapevoli di quello che va fatto. Ma sono ostacolati dall’ostruzione estrema di una serie di caste e lobby, a partire dagli stessi partiti che formano la coalizione di larghe intese.

Il paradosso del Partito Democratico, secondo Munchau uno dei partiti di centro sinistra che ancora deve riformarsi, è che “sostiene il premier nella sua determinazione di rispettare l’obiettivo del rapporto tra Pil e deficit dell’Ue del 3%. Ma allo stesso tempo è contrario alle misure necessarie per liberare le risorse per ridurre le tasse”.

Da parte sua il PdL, non vuole sentire parlare di un incremento delle tasse sui consumi, sul patrimonio e sugli immobili. Se un partito pone il suo veto sui tagli alle spese pubbliche in sanità e scuola e l’altro lo fa nell’incremento delle tasse, il margine di manovra è vicino allo zero.

Una soluzione per finanziarie una riduzione maggiore del cuneo fiscale rimane: Letta dovrebbe ridurre la taglia di una serie di amministrazioni regionali.

Anche le aziende di servizi pubblici inefficienti – molte delle quali vengono usate come atolli per politici esclusi dai palazzi di potere a Roma – andrebbero eliminate.

“La privatizzazione – scrive Munchau – non consente solo di far guadagnar soldi, ma anche rendere più efficienti certe imprese”. Nel breve una delle altre misure importanti da apportare dovrebbe essere la pulizia delle banche, che sono tuttora poco propense a prestare al settore privato.

“Roma invece ha scelto di rispettare i termini fiscali e non intraprendere la via delle riforme”.