«Siamo preoccupati ma non sorpresi per la rottura del dialogo da parte del premier Silvio Berlusconi». Così il leader del PD Walter Veltroni ha aperto la sua relazione all’assemblea del partito attaccando la maggioranza per avere «spezzato la tela del dialogo» con il PD.
«Siamo preoccupati – ha affermato Veltroni – per una svolta indietro e per il fatto che l’Italia rischia di perdere una democrazia matura. Ma non siamo sorpresi perché per mesi abbiamo sfidato il centrodestra sul terreno della responsabilità nazionale, dell’innovazione politica e programmatica perché l’Italia non può permettersi di aspettare altro tempo perchè il Paese è fermo».
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L’Italia assomiglia alla nave descritta da Kierkegaard, e cioè non guidata dal capitano ma dal cuoco, che non indica la rotta ma ciò che si mangia. Questo il paragone scelto da Veltroni. «La destra – ha detto – sceglie la chiave del populismo, cavalca le paure e solletica l’arbitrio personale, alza muri, invoca dazi e barriere. Preferisce fare facili promesse, rassicuranti forse nell’immediato, in grado di esorcizzare lì per lì la paura, ma non di sciogliere davvero i nodi che ne sono all’origine. Viene in mente la famosa nave di Kierkegaard: è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani. La destra – ha aggiunto – non fa altro se non dire quel che le persone si vogliono sentire dire, si limita ad annunciare il menù del giorno dopo».
Protesta di piazza. Il leader del Pd ha annunciato una protesta di piazza: «Non ci siamo, onorevole Berlusconi. Oggi siamo noi a dirlo, in autunno sarà una larga parte degli italiani che noi chiameremo a raccolta per un’azione di protesta e di proposta in tutto il Paese e culminerà con una grande manifestazione nazionale». La prova dei fatti per Veltroni «arriverà in autunno e sui temi economici sui quali già noi esprimiamo un giudizio severo per l’assenza nella manovra di un intervento sulla questione salariale e sugli interventi per la riduzione della spesa pubblica». «Il governo – ha affermato Veltroni – è in piena fisiologica luna di miele ma in una democrazia matura la prova dei fatti arriverà più presto del previsto, basta vedere cosa è successo a Sarkozy in Francia».
Leggi ad personam. Silvio Berlusconi «è incapace di distinguere l’interesse privato da quello pubblico». Veltroni si è detto «indignato ma non sorpreso» per l’emendamento salva premier ed ha parlato di «anomalia della destra italiana che si affida ad un solo uomo» e che è «il sintomo della debolezza della politica». I precedenti governi Berlusconi e questo «deludente inizio di legislatura» dimostrano che «la speranza degli italiana di una supplenza personale dei poteri pubblici è illusoria», perchè il premier fa prevalere «gli interessi particolari a quelli pubblici». «Faremo un’opposizione intransigente contro il ritorno di conflitti istituzionali e leggi ad personam».
Sperpero Alitalia. Veltroni non ritiene credibili i primi provvedimenti del governo ed ha criticato «il saccheggio delle risorse per le infrastrutture al Sud ai fini del decreto Ici e lo sperpero di 300 milioni per il prestito Alitalia che non è più un ponte verso una credibile soluzione».
Prodi resti presidente. «Voglio essere chiaro: per me l’Unione nascondeva una contraddizione con l’idea originaria dell’Ulivo. Per me il partito democratico è l’Ulivo del ’96 che si fatto finalmente partito». È la premessa con cui il segretario del Pd Walter Veltroni torna a chiedere «a Romano Prodi di restare presidente di questa grande assemblea del popolo dei democratici». Veltroni ha ribadito che «il governo Prodi ha realizzato risultati straordinari per il Paese» ma «il problema del governo Prodi, che ha minato alle fondamenta la credibilità, è stato il carattere frammentario e rissoso della coalizione». La crisi del governo Prodi «non è stata il frutto di un incidente di percorso, ma del riproporsi per la seconda volta in un decennio e in forme se possibile ancora più gravi del ’98, di una rottura strategica con Rifondazione Comunista e le altre forze che hanno dato vita alla sinistra Arcobaleno. Questa volta in un contesto di disperante frammentazione che ha segnato tutta la legislatura».
La sconfitta del Pd. Veltroni è poi tornato sulla sconfitta elettorale rispondendo alle critiche sulle mancate alleanze: «La sconfitta c’è stata anche sul piano quantitativo: lo scarto tra noi e il PdL è di un milione e mezzo di voti, che diventano più di tre e mezzo con l’apporto dei rispettivi alleati. Uno scarto ampio, che non sarebbe stato colmabile e pure ipotizzando di poterci avvalere dell’apporto della Sinistra Arcobaleno e dei Socialisti».
Il futuro del Pd. Veltroni e la strada del Partito Democratico. «In questi due mesi di riflessioni negli organismi di partito mi sono rafforzato nel mio convincimento che la linea che abbiamo scelto tutti insieme è quella giusta, ma essa ha bisogno, ed è per questo che siamo, di ulteriori innovazioni e soprattutto di un partito che la esprima in modo efficace. La strada che abbiamo imboccato otto mesi fa – prosegue – è quella giusta, quella che ci può portare non solo al governo ma ad aprire un ciclo nuovo nella storia o invece – osserva ancora – la sconfitta ci dice che dobbiamo cambiare strada?
Rispondere a questa domanda in modo sereno e limpido è necessario ed urgente se vogliamo evitare il logoramento di un lungo, estenuante dibattito interno, opaco e inconcludente». E nel futuro non ci sarà più spazio per alleanze eterogenee: «La crisi dell’Unione ha chiuso, penso in modo definitivo, la fase delle alleanze eterogenee, messe insieme per vincere più che per governare». Per quanto riguarda l’interno del partito no alla proliferazine delle correnti: «quello che non può accadere è che proliferino le correnti personali mentre il partito deperisce fino al punto di trasformarsi in una confederazione di potentati nazionali con le loro estese
ramificazioni locali che finirebbero col demotivare chi avesse solo l’obiettivo di partecipare al Pd».
Apertura a Casini e al Psi. Veltroni ha poi aperto ai centristi di Pier Ferdinando Casini. «Voglio qui rassicurare Casini – afferma Veltroni – noi riconosciamo il ruolo dell’Udc e apprezziamo il coraggio con cui ha difeso la sua autonomia anche se questa si sarebbe dispiegata con più successo se non si fosse aspettato l’ultimo momento e la decisione di Berlusconi di porre fine alla Casa delle Liberta».
In una politica delle alleanze il segretario del Pd si rivolge anche ai socialisti: «Voglio dire che noi rispettiamo l’autonomia che essi rivendicano e pensiamo che sia interesse comune creare le condizioni per ritrovarci. Ma questo potrà avvenire solo apprezzando l’identità di ognuno e sapendo che il riformismo ha nell’unità e nella forza le ragioni della sua grandezza». Per la Sinistra arcobaleno, l’augurio di Veltroni resta lo stesso: «Ci auguriamo, lo dico con franchezza e ragione di una lunga amicizia, che queste forze lascino alle loro spalle l’idea di altri tempi del partito di lotta e di governo».
Rendite tassate come il lavoro. Il «pendolo» della politica deve tornare a «una posizione più favorevole al lavoro» rispetto a quella più favorevole al capitale, e questo può avvenire per esempio equiparando la tassazione delle rendite finanziarie a quella del lavoro. «È ora di dirlo – ha quindi detto Veltroni – e di ripeterlo fin quando sarà necessario: non è possibile che a chi trae i propri guadagni da speculazioni, da quelle che sono vere e proprie scommesse sui mercati finanziari, sia applicata una tassazione molto più bassa rispetto a chiunque si guadagna da vivere in qualunque altro modo. Non è solo un’ingiustizia clamorosa. È difficile semplicemente capire perché questo possa essere accettato».
D’Alema: relazione seria ed equilibrata. «Una relazione equilibrata, seria, che ci aiuta a ripartire. La sfida non sarà breve ma il Pd vuole giocare fino in fondo il ruolo di forza alternativa per il governo». È la spiegazione che Massimo D’Alema dà dell’intervento del segretario del Pd, Walter Veltroni, a margine dell’assemblea costituente.