Il referendum sull’euro è sparito dalle priorità del M5s e non fa parte del contratto di governo. Anche se avesse luogo, gli italiani voterebbero per restare nella moneta unica con una maggioranza assoluta, a differenza di tre anni fa. E’ questo uno dei dati contenuti nell’Osservatorio ANIMA Sgr – GfK sul risparmio delle famiglie italiane.
Se si votasse oggi il 53% degli intervistati (circa mille soggetti, maggiorenni e titolari di un conto corrente/libretto bancario/postale) si esprimerebbe per restare nell’euro, mentre solo il 20% voterebbe per uscirne. Tre anni fa il confronto era strettissimo: un 37% di favorevoli contro 35% di anti-euro. Nel frattempo i partiti un tempo contrari alla moneta unica hanno conquistato Palazzo Chigi e, contestualmente, moderato di molto le proprie posizioni. Ciò potrebbe aver influenzato il loro elettorato in una direzione più eurofila.
Passando al capitolo relativo alle preferenze d’investimento, gli intervistati (contattati non oltre il 27 ottobre 2018) puntano più sui titoli finanziari che sugli immobili. Sale dal 24% al 29% la quota di coloro che, potendo investire, sceglierebbe prodotti finanziari, mentre immobili guadagnano consensi, in termini assoluti, tornando ai livelli del 2015 (dal 10% si sale al 13%).
I risparmiatori poi, dimostrano di avere attitudini più polarizzate nei giudizi delle condizioni economiche future in Italia. Rispetto al marzo 2018 cresce dal 14% al 20% la quota di risparmiatori che si attende un miglioramento della congiuntura italiana fra un anno. Al contempo, cresce il fronte dei pessimisti più decisi: chi pensa che la situazione potrebbe “peggiorare di molto” sale dal 14% al 18%.