ROMA (WSI) – La ricchezza netta pro-capite degli italiani, pari a 108.700 euro, supera di poco quella dei francesi (104.100 euro) e dei tedeschi (95.500 euro). Invece, se si fa il confronto internazionale in termini di reddito, l’Italia si colloca nella parte bassa della classifica di Eurolandia (nono posto su 15) e si trovava già nel 2010 con una percentuale di poveri elevata (16,5%) e nettamente superiore a quella degli altri grandi paesi dell’eurozona, dove le persone in condizione di povertà relativa oscillano fra l’8,9 per cento della Francia e il 13,4 per cento della Germania.
I dati sono quelli, armonizzati, della prima indagine sui bilanci delle famiglie realizzata in ambito Bce e messi a punto da Bankitalia per quel che riguarda il nostro Paese. Via Nazionale, come si sa, è stata la prima banca centrale in Europa a realizzare una metodologia adatta a ottenere la verità dagli intervistati su tematiche “sfuggenti” come l’esatta entità del reddito e della ricchezza di cui si dispone e quindi anche in questo caso sono stati utilizzati i risultati dell’indagine sulla ricchezza delle famiglie italiane datata 2010 e ottenuta intervistando un campione di 8.000 famiglie.
Ma insomma noi italiani, nel confronto con i nostri vicini di casa, siamo ricchi o siamo poveri? Qualche tempo fa la Bundesbank aveva diffuso delle anticipazioni su questa indagine che, per quel che riguarda noi italiani, evidenziavano (forse in modo un po’ interessato) solo la parte mezzo piena del bicchiere. In particolare, con un riferimento ai valori mediani della ricchezza si evidenziava il fatto che la famiglia-tipo italiana ha una ricchezza netta molto più alta della famiglia tipo tedesca. Senonchè per fare un confronto che tenga conto al meglio delle differenze tra popolazioni (nel caso italiano la famiglia-tipo è più numerosa e più vecchia e vive aggrappata alla sua fonte principale di ricchezza accumulata nel tempo, che è il mattone) l’indicatore migliore è la ricchezza pro-capite.
E se si va a guardare di quale gruzzolo ogni italiano dispone “a testa” si vede che la ricchezza c’è ancora, nonostante le erosioni di valore causate dalla crisi, ma non ha un valore esorbitante. Per contro, usando il reddito e non il livello dei consumi per identificare l’area della povertà relativa, come fanno in questa ricerca Banca d’Italia e Bce, si scopre che la percentuale di popolazione che nel 2010 viveva al di sotto della soglia di povertà era del 16,5 per cento, contro una media di Eurolandia pari al 13 per cento.
Non basta. Quando si confrontano correttamente i livelli di reddito pro-capite (e il modo migliore per farlo è utilizzare il reddito equivalente, che armonizza la diversa composizione dei nuclei familiari) si vede che il reddito lordo annuo pro-capite della famiglia italiana non arriva a 20 mila euro, è nettamente al di sotto della media europea indicata a circa 23.500 euro ed è molto distante dai 28.230 euro pro- capite della famiglia tedesca. I dati, come si diceva, sono al 2010. Se poi, per avere un’idea di come sono andate le cose negli ultimi due anni, si dà anche un’occhiata alle cifre diffuse dall’Istat sulla caduta del reddito disponibile e su quella della propensione al risparmio in Italia, l’immagine degli italiani-ricchi a paragone dei tedeschi poveri sembra ancor più fuorviante. (agenzie di stampa)