L’Italicum rischia di diventare un boomerang per il governo, per questo diversi segnali di apertura verso una modifica della legge elettorale si sono susseguiti nelle ultime ore: “Se qualcuno ha proposte le tiri fuori. E se ci viene chiesto: siete disposti a cambiare la legge elettorale come segnale di ascolto e di apertura? io rispondo assolutamente di sì”, ha detto il premier Matteo Renzi, senza girarci intorno.
Il problema dell’Italicum è, perlomeno, duplice: da un lato la minoranza dem del Pd, che ha votato la legge con la fiducia, non ha mai risparmiato critiche alle distorsioni che essa provocherebbe nella sua combinazione con le riforme istituzionali. Aprire alla mediazione sull’Italicum permetterebbe di strappare più facilmente il sostegno al “sì” nell’appuntamento fondamentale del referendum. L’altro elemento tutt’altro che secondario è che, ormai da mesi, è evidente che la legge elettorale architettata da Renzi rischia seriamente di consegnare il Paese ai rivali del Movimento 5 stelle, da mesi in testa nell’ipotesi di secondo turno con il Pd. Come aveva notato alcune settimane il Ft, l’Italicum e le riforme rischiano di offrire maggiore governabilità a una formazione politica che non saprebbe come usarla (o, si teme dall’estero, la userebbe in funzione antieuropeista).
Secondo quanto comunicato da due parlamentari (uno di Ala e uno del Pd) a Reuters, qualcuno ha già pronta una possibile soluzione: anziché disporre un ballottaggio fra i primi due partiti o liste, si potrebbe pensare a un secondo turno che consenta le alleanze fra più formazioni. Se il M5s non si allea con nessuno, le probabilità di vittoria per il Pd tornerebbero a salire in modo significativo (accontentando anche le esigenze dei partiti minori).
In ogni caso, se ne discuterà dopo il referendum costituzionale.