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“Iva, aumento demenziale dettato dalla troika”

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ROMA (WSI) – Elio Lannutti, numero uno di Adusbef e Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori denunciano l’aumento dell’Iva, di per sè demenziale. “Solo un Governo demenziale teleguidato dalla tecnocrazia europea e dai diktat della troika (FMI-BCE-UE), può assecondare i desiderata delle cleptocrazie filo tedesche, le cui politiche restrittive per salvaguardare gli esclusivi interessi dei banchieri e della finanza tossica, hanno messo in ginocchio milioni di europei residenti nel sud, come Spagna, Portogallo, Grecia, Italia”, si legge nel comunicato stampa.

La questione è che “l’aumento dell’Iva di 1 punto dal 20 al 21%, in vigore dal 17 settembre 2011 (Governo Berlusconi-Tremonti), ha causato una perdita di gettito Iva di 704,754 milioni di euro nel 2011, con entrate Iva attestate a 117,459 mld di euro ed un gettito complessivo di tasse pari a 411,79 miliardi; di 2,232 miliardi di euro nel 2012, con un gettito complessivo di 424 miliardi di euro, portando la riduzione complessiva del gettito Iva dal 17 settembre 2011 al 31 maggio 2013 a ben 5,806 miliardi di euro (2.870 milioni di euro nei primi cinque mesi del 2013; 2.232 milioni nel 2012; 704,7 nei 4 mesi scarsi del 2011″.

Lannutti e Trefiletti spiegano che “L’Imposta sul Valore Aggiunto (Iva) è una tassa sui consumi, un balzello sui poveri che colpisce ogni fase della produzione. L’IVA colpisce il “valore aggiunto”, ossia l’incremento di valore che si verifica nel passaggio dalle materie prime usate per realizzare un prodotto fino alla vendita dello stesso. Quasi tutti i beni e servizi richiedono vari passaggi, prima di arrivare al consumatore finale e l’Iva viene applicata a ogni passaggio. I passaggi sono acquisto materie prime ed energia, produzione, vendita al grossista, trasporti, vendita al dettagliante e infine vendita al consumatore finale. Dal punto di vista legale l’imposta grava completamente sul consumatore finale mentre imprenditore, lavoratore autonomo, commercianti rimangono neutrali. Questi infatti recuperano l’imposta pagata sui loro acquisti addebitandola ai propri acquirenti”.

Di conseguenza “l’IVA rappresenta un costo solo per chi non ha acquirenti e cioè il consumatore finale. Teorizzando una spesa di 1.000 euro a famiglia, abbiamo questi risultati con l’Iva al 20,al 21 al 22 ed al 23%”. Federconsumatori e Adusbef illustrano poi l’importo delle spese per le famiglie, a seconda dell’aliquota imposta.

Aliquota al 20%
– Spesa della famiglia 1.000€ (833€ + IVA 167€)

Aliquota al 21%
– Spesa della famiglia 1.000 (826€ +IVA 174€)

Aliquota al 22%
– Spesa della famiglia 1.000 (819 € +IVA 191€)

Aliquota al 23%
– Spesa della famiglia 1.000€ (813€ +IVA 187€)

Il comunicato mette in evidenza che, “come si vede a parità di consumi IVA compresa, l’IVA incassata dallo stato aumenta (da 167 a 187) ma per contro abbiamo per la famiglia, consumatrice finale, una riduzione della capacità di spesa che depurata dall’imposta, scende da 833€ a 813€. In pratica può comprare meno beni e servizi. Questo meccanismo si traduce pertanto in un obbligato calo dei consumi con conseguente calo di fatturato delle imprese (e in sostanza di PIL) e di conseguenza di calo del gettito IVA (ma anche delle altre imposte)”.

Ancora, “il governo stima di incassare con l’aumento di 1 punto Iva, dal 21 al 22 per cento 4.236 milioni l’anno, ossia 353 milioni di euro al mese, ma oltre a neutralizzare tale previsione, con un minor gettito costato finora 5.806,7 miliardi dal 17 settembre 2011, ossia 276,5 milioni al mese, produce una forte contrazione della capacità di spesa e dei consumi finali, gettando sul lastrico milioni di famiglie meno abbienti, costrette a pagare ben 207 euro su base annua dall’aumento di 1 punto”.

Per concludere: “se all’aumento dell’IVA aggiungiamo quello delle accise sulla benzina, delle tariffe, degli addizionali IRPEF, della Tares, è matematicamente certo un drastico calo della capacità di spesa delle famiglie che si tradurrà inevitabilmente in una pesante recessione, disattendendo le previsioni delle entrate fiscali, IVA in testa, come lo studio Adusbef ha empiricamente dimostrato”.

Il comunicato lancia un appello alle autorità: “Il governo riscatti la sua ignavia e totale asservimento alle cleptocrazie europee, ai banchieri ed alla finanza internazionale che hanno ridotto sul lastrico milioni di famiglie, chiudendo l’accordo con la Svizzera che può generare un gettito una tantum di circa 30 miliardi di euro, e cedole fiscali permanenti dai 130-140 miliardi di euro giacenti nelle casseforti elvetiche stimate tra 1,8 e 2,2 miliardi di euro l’anno. Il ministro Saccomanni avrebbe un buon motivo per dimettersi, dato che l’omologo svizzero ha dato l’assenso all’accordo con l’Italia, invece di rinviare e minacciare sfracelli qualora l’Iva, la tassa sui poveri , non venisse aumentata!”