Imprese sotto pressione per poter esercitare il diritto alla detrazione dell’IVA sugli acquisti entro il termine di presentazione della dichiarazione e non più nei due anni successivi. Una situazione che si è venuta a creare con la manovra correttiva di primavera, che ha ridotto la possibilità di detrarre l’Iva nei 28 mesi successivi agli attuali 4 mesi.
Come spiega il Sole 24 Ore, questa situazione “rischia di trasformarsi in un prelievo di fatto”.
Le imprese, infatti, si trovano nell’impossibilità di esercitare il loro diritto al recupero dell’Iva. Troppo serrati i tempi per lavorare le fatture ricevute, effettuare i controlli di regolarità sulle operazioni a queste legate e adempiere agli obblighi di registrazione dei documenti ricevuti. Sono a rischio soprattutto le fatture emesse a fine anno. Le imprese, secondo la nuova regola, hanno solo 4 mesi di tempo. E secondo alcune simulazioni effettuate su attività produttive di medio/grande dimensione a breve si potrebbero registrare perdite di qualche milione di euro l’anno.
La stretta temporale non ha uguali in Europa. Come ricorda il quotidiano economico:
“In Francia, le imprese hanno due anni; in Germania, Spagna e Portogallo gli anni disponibili sono quattro e in Olanda addirittura cinque. In questi termini, fanno notare i diretti interessati, le nuove regole adottate dall’Italia fanno emergere pesanti profili di incompatibilità con la normativa comunitaria. A venir meno è il principio di neutralità dell’imposta. E se chiamata a risponderne davanti alle autorità europee, l’Italia in questo modo si espone a una nuova procedura di infrazione delle regole comunitarie”.
Lo spazio per rivedere la misura c’è ancora.
“L’ipotesi che resta allo studio sarebbe quella di allungare il termine per detrarre l’Iva sugli acquisti di almeno un anno (anche l’opzione presentata da Santini al Senato andava in questa direzione). In questo modo si ridurrebbe l’impatto economico sulle casse dello Stato (circa 18 milioni) e si consentirebbe soprattutto un effettivo bilanciamento tra le esigenze dell’Amministrazione finanziaria di poter effettuare controlli e incroci dei dati in tempo quasi reale, tra le operazioni effettuate e il diritto alla detrazione, e il legittimo diritto delle imprese a non rimanere incise dall’Iva assolta sugli acquisti”.