Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina: cosa succederà nei prossimi 4 anni?
Il popolo argentino ha deciso: sarà l’ultraliberista Javier Milei a governare il Paese per i prossimi 4 anni. Il politico di estrema destra, leader del Partito Libertario, ha sconfitto al ballottaggio il peronista Sergio Massa ottenendo quasi il 56% dei voti e dal prossimo 10 dicembre sarà ufficialmente il nuovo Presidente dell’Argentina.
Le prime parole di Javier Milei dopo l’ufficializzazione della vittoria anticipano quello che, almeno sulla carta, potrebbe essere un periodo molto difficile per i cittadini dell’Argentina, un Paese già in ginocchio a causa di un debito pubblico 419 miliardi di dollari e un’inflazione che ha toccato il 142%:
Oggi comincia la ricostruzione dell’Argentina e la fine della decadenza, oggi finisce il modello impoveritore dello Stato onnipresente che beneficia solo alcuni mentre la maggioranza soffre. Oggi finisce l’idea che lo Stato è un bottino da ripartire fra i politici e i loro amici, oggi torniamo ad abbracciare il modello della libertà per tornare ad essere una potenza mondiale.
Cosa succederà in Argentina dopo la vittoria di Milei?
Difficile prevedere quello che succederà nel corso dei prossimi quattro anni di mandato di Milei dal momento che il 53enne non ha una vera esperienza politica e che non ha ancora alle spalle una coalizione parlamentare in suo supporto. Al momento, quindi, ci si può soltanto basare sulle innumerevoli dichiarazioni e promesse fatte da Milei nel corso degli ultimi anni, frasi spesso sopra le righe che gli hanno dato enorme popolarità ma che lo hanno anche dipinto come una figura instabile e volubile.
Non è affatto un caso, infatti, se tra le prime personalità politiche internazionali che si sono congratulate con Milei per la sua vittoria c’è stato l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che per l’occasione ha parafrasato il suo celebre slogan, Make America Great Again: “Sono molto orgoglioso di te. Cambierai completamente il tuo Paese e renderai l’Argentina di nuovo grande”.
Ma cosa ha promesso Javier Milei ai suoi sostenitori? Dichiarazioni alla mano, il nuovo Presidente dell’Argentina vorrebbe abolire la banca centrale argentina e introdurre il dollaro statunitense come valuta ufficiale nel Paese e privatizzare la sanità e le imprese pubbliche di proprietà dello Stato. Quello che è stato già definito a più riprese il “Trump argentino” si è poi pubblicamente dichiarato favorevole alla libera vendita di armi da fuoco e di organi umani, sostenendo come non debba essere lo stato a regolare il corpo umano: “Perché tutto deve essere regolato dallo Stato? Il mio corpo è di mia prima proprietà”.
Le posizioni di Milei su clima e diritti civili
Allo stesso modo Milei si è dichiarato moralmente contrario all’aborto, considerandolo sbagliato anche in caso di stupro e dicendosi pronto a cambiare la legge che lo ha legalizzato nel 2020, arrivando in questo caso a chiedere l’opinione dei cittadini con un referendum. Come Trump e il brasiliano Jair Bolsonaro, Milei nega il cambiamento climatico e ritiene che le disuguaglianze sociali siano naturali. È contrario anche all’educazione sessuale nelle scuole e, senza alcuna sorpresa, durante la pandemia da COVID-19 si è speso contro i vaccini alla stregua di altre personalità politiche di destra.
Dalle parole ai fatti, però, il passo non sarà così breve. Molte delle sue idee sopra le righe sono ritenute irrealizzabili nell’attuale contesto politico argentino e le previsioni per il futuro del Paese, dati alla mano, sono tutt’altro che rosee. Secondo il Fondo Monetario Internazionale l’attività economica nel paese si contrarrà entro la fine del 2023 più di qualsiasi altro paese dell’America Latina, con un conseguente aumento dell’inflazione già alle stelle e dei disordini sociali.
L’appello di oltre 100 economisti per il futuro dell’Argentina
Al momento, nonostante le tante promesse fatte da Milei, un vero e proprio piano d’azione per far uscire l’Argentina dal baratro in cui è sprofondata negli ultimi anni ancora non c’è e il rischio di un peggioramento della situazione, come sostenuto da oltre 100 economisti che all’inizio di novembre avevano firmato una lettera aperta all’Argentina in vista del voto del 19 novembre:
Javier Milei porta disastro economico e caos sociale. Le sue proposte sono piene di rischi che le rendono potenzialmente molto dannose per l’economia e il popolo argentino. La sfida più grande per il prossimo governo in materia economica è sviluppare un primo piano di stabilizzazione e poi promuovere al Congresso una serie di riforme strutturali di vasta portata per cambiare radicalmente il sistema economico.
Tra i firmatari della lettera aperta c’erano alcuni tra i più rinomati economisti internazionali, dal francese Thomas Piketty all’indiano Jayati Ghosh, da Branko Milanovic a José Antonio Ocampo, ex ministro delle Finanze colombiano.