Non è la prima volta che Jeff Bezos, numero uno di Amazon, nonché l’uomo più ricco del pianeta si trova a dover fare i conti con proteste e sit-in davanti alle case di New York e Washington. Evento decisamente raro è che a manifestare, come è successo ieri, ci sia un gruppo di milionari. La protesta è stata organizzata da Patriotic Millionaires, club esclusivo i cui membri guadagnano oltre 1 milione di dollari o possiedono beni per un valore superiore a 5 milioni di dollari, che spinge per una riforma fiscale, con un aumento della tassazione per i più ricchi.
Un piano sostenuto dal presidente Usa, Joe Biden, sin dalla campagna elettorale, che ha detto di voler aumentare le tasse sulle società e sugli americani che guadagnano più di 400.000 dollari all’anno, allo scopo di pagare il maxi piano di investimenti nelle infrastrutture da $ 2 trilioni e quello per le famiglie da $ 1,8 trilioni.
In particolare, l’amministrazione Biden propone di aumentare l’aliquota dell’imposta sulle società dal 21% al 28%, invertendo parzialmente i tagli introdotti da Donald Trump. Fino a quando Trump e i repubblicani al Congresso non hanno approvato i tagli alle tasse nel 2017, l’aliquota massima dell’imposta sulle società negli Stati Uniti era del 35%.
La doppia faccia di Jeff Bezos
Da tempo Bezos ha detto di sostenere l’aumento dell’aliquota dell’imposta sulle società. Di fatto Amazon è da tempo oggetto di proteste contro l’elusione fiscale. Secondo i calcoli, a febbraio, nel 2020 Amazon avrebbe pagato solo un’aliquota dell’imposta sul reddito federale del 9,4%, meno della metà del 21%.
La notizia della protesta arriva dopo che, pochi giorni fa, il quotidiano inglese Guardian, ha spiegato che nel 2020, la filiale europea del colosso di Amazon non solo ha toccato un fatturato record di 44 miliardi di euro ma riuscirà nella non facile impresa di non versare nemmeno un centesimo al fisco del Lussemburgo, Paese nel quale ha sede. Il tutto mentre davanti alla Corte di Giustizia resta pendente un ricorso di Bruxelles contro Amazon e il Granducato per la concessione di 250 milioni di vantaggi fiscali ritenuti illeciti. E riguardo alle tasse Amazon si è difesa, dicendo: “I nostri profitti sono rimasti bassi a seguito di ingenti investimenti”.