NEW YORK (WSI) – Il miglioramento dello stato di salute del mercato del lavoro, evidenziata dalla crescita del numero di posti a tempo indeterminato, non e’ la conseguenza positiva del Jobs Act, bensì degli incentivi fiscali.
È questo in sintesi il messaggio contenuto in un lavoro di due ricercatori della Banca d’Italia, visionato prima della pubblicazione da La Repubblica. Lo studio, che non riflette necessariamente le opinioni di Bankitalia è stato condotto da Paolo Sestito, capo del servizio Struttura Economica di Bankitalia, e Eliana Viviano, utilizzando i dati provenienti dal Veneto e relativi ai mesi tra gennaio 2013 e giugno 2015.
Si legge sul quotidiano:
“I due ricercatori scrivono che circa il 45% delle nuove assunzioni a tempo indeterminato avvenute in quel periodo sono attribuibili ad almeno una delle due misure. Un risultato che secondo gli autori “è però quasi interamente spiegato dall’introduzione degli incentivi fiscali, mentre la combinazione del contratto a tutele crescenti e degli incentivi spiega solo il 5% delle nuove assunzioni a tempo indeterminato. Poiché questo tipo di contratti sono un quinto delle nuove assunzioni nel campione, i ricercatori trovano che il Jobs Act ha contribuito a creare appena l’1% dei nuovi posti.”
Il quotidiano ricorda che:
“Introdotto nel marzo 2015, il nuovo “contratto a tutele crescenti” limita di molto la possibilità di reintegro dei lavoratori licenziati nelle aziende con più di 15 dipendenti, sostituendolo nella maggior parte dei casi con un indennizzo, che aumenta con la durata di servizio”.
“A questa riforma strutturale il governo ha affiancato un piano di incentivi fiscali validi per tutto il 2015, che permette al datore di lavoro di non pagare, fino a una certa soglia, i contributi dei neoassunti per tre anni. L’incentivo è stato notevolmente ridotto per quest’anno, portandolo dal 100% al 40%, e tagliandone la durata a due anni invece di tre” si legge ancora nell’articolo, in cui viene ricordato che questa non è la prima ricerca che giunge alla stessa conclusione.
Gli studiosi di Bankitalia giungono alla conclusione che, estrapolando il dato veneto a tutto il territorio nazionale, il pacchetto di misure formato da Jobs Act e incentivi ha contribuito a creare circa 45.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato nei primi sei mesi del 2015.
Si tratta di numeri ben piu’ ridotti rispetto a quelli resi noti in settimana nuovi dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (l’Inps) che, seppure su base diversa, ha riscontrato circa 600.000 assunzioni a tempo indeterminato in più nell’intero 2015.