Joe Biden, cosa troverà il nuovo presidente alla Casa Bianca
Biden arriva alla Casa Bianca in un momento non certo fortunato. I dossier che il 78 enne Joe Biden si troverà da gestire immediatamente sono quelli legati alla difficile situazione sanitaria legata all’epidemia da coronavirus e quelli relativi alla ripresa dell’economia penalizzata proprio dall’ondata di contagi.
Per vedere alla Casa Bianca il nuovo presidente eletto Joe Biden alla Casa Bianca bisognerà però aspettare fino 20 gennaio 2021, con la cerimonia del giuramento a Capitol Hill, sede del Congresso americano, in genere alla presenza degli ex presidenti. Fino a quella data rimarrà in carica Donald Trump.
Joe Biden, l’emergenza sanitaria
Gli Stati Uniti sono la nazione più colpita dall’epidemia di coronavirus con oltre 9,7 milioni di persone contagiate e 236 mila decessi. La situazione è grave tanto che secondo le proiezioni dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’università di Washington in 106 mila potrebbero perdere la vita nei prossimi due mesi.
“Agirò fin dal primo giorno per fermare il Covid” ha chiarito Joe Biden che è già al lavoro per mettere in piedi una nuova task force anti-Covid che andrà a sostituire quella attuale. Tra gli esperti già contattati ci sono Zeke Emanuel, consigliere dell’ex presidente Obama, l’ex commissario per la Sanità di Chicago Julie Morita, l’ex commissario della Fda David Kessle. “Mentre aspettiamo i risultati finali voglio che la gente sappia che non stiamo con le mani in mano”, ha chiarito il neo presidente, ricordando di aver incontrato, insieme alla sua vice Kamala Harris alcuni esperti di economia e coronavirus. “Non possiamo salvare le vite che sono già state perse – ha osservato – ma possiamo salvare molte vite nei prossimi mesi”.
Debito pubblico in forte crescita
Sul fronte economico le cose non vanno meglio. Secondo le più recenti stime del Fondo monetario internazionale il 2020 si chiuderà per l’economia Usa con una flessione del Pil del -4,3%, mentre per il 2021 è atteso un rimbalzo del 3,1%.
Sul fronte dei conti pubblici è atteso per il 2020 un deficit al 18,7% del Pil, a cui seguirà un miglioramento nei due anni successivi, quando il rapporto deficit/Pil è atteso in calo all’8,7% e poi al 5,5%.
Il rapporto debito/Pil, dovrebbe balzare al 131,2% entro la fine dell’anno, (+22,5 punti rispetto al 2019) per poi continuare a salire al 133,6% il prossimo anno. Nel 2022 è previsto dal Fmi al 136,9%.
In attesa di nuovi pacchetti di stimoli
Per fare fronte alle difficoltà legata alla seconda ondata di contagi sarà necessario un nuovo intervento sul fronte fiscale visto che il primo pacchetto di aiuti varato da Trump, il Cares Act da 2.200 miliardi, è ormai da tempo esaurito. In ballo c’è un secondo piano da 2.200 miliardi che si è impantanato a Washington. Toccherà ora ai democratici farlo approvare.
Sul fronte della politica monetaria la Federal Reserve è rimasta ferma nell’ultima riunione in attesa dell’esito del voto. La prossima riunione di politica monetaria è prevista per il 16 dicembre quando verranno rese note anche le nuove stime sull’economia a stelle e strisce.
Secondo quanto precisato in settimana la Fed per il momento l’economia Usa ha recuperato circa la metà dei posti di lavoro distrutti dalla prima ondata della pandemia.
Il governatore Jerome Powell ha poi precisato che il percorso dell’economia dipenderà in modo significativo dal corso del virus. L’attuale crisi della sanità pubblica continuerà a pesare sull’attività economica, l’occupazione e l’inflazione nel breve termine e pone rischi considerevoli per le prospettive economiche nel medio termine.
E non sono pertanto da escludere nuovi interventi dopo quelli già decisi nel corso dell’anno che hanno portato i tassi di interesse a zero e ampliato il piano di quantitative easing che ora vede acquisti mensili di titoli pari a 120 miliardi di dollari al mese, 80 per i titoli di Stato e 40 miliardi per mortage backed securities.
I rapporti con il Senato Usa
Secondo Didier Saint-Georges, managing director e mmbro del comitato strategico di investimento di Carmignac la questione principale dopo l’elezione di Joe Biden è la maggioranza al Senato con cui il prossimo Presidente dovrà governare.
C’è ancora una strada stretta perché questa maggioranza sia democratica, se uno dei due ballottaggi della Georgia del 5 gennaio sarà vinto da un democratico, e si aggiungerà il voto del vicepresidente Kamala Harris, come Presidente del Senato.
Ma anche in questo caso, la tendenza piuttosto conservatrice di alcuni senatori democratici suggerisce che l’agenda economica più radicale della piattaforma democratica potrebbe essere difficile da portare avanti.
Per Camignac nel campo delle relazioni internazionali, Joe Biden avrà mani molto più libere, come il ritorno all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici o l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma i finanziamenti associati a tali decisioni richiederanno ancora il sostegno del Senato.
Una posizione ferma nei confronti della Cina potrebbe essere il luogo in cui il sostegno bipartisan potrebbe essere più facile da raggiungere.