L’ondata di vendite che hanno colpito i mercati emergenti, anche sulla spinta delle massicce svalutazioni in Turchia e in Argentina, potrebbero aver oscurato alcune potenzialità interessanti di questi mercati: lo ha dichiarato il chief executive di JP Morgan Chase China, Mark Leung.
“Pensiamo che il sell-off sia stato eccessivo, e se si guarda al posizionamento e ai fondamentali, pensiamo che siano ragioni per iniziare a investire nei mercati emergenti per il medio e lungo termine. La Cina è gran parte di questo discorso”, ha detto ai microfoni Leung ai microfoni di Cnbc.
Nel caso del Dragone, Leung ha ammesso che il processo di deleveraging in corso potrà aumentare i default, ma ha anche sottolineato come nuove risorse potranno entrare nei capitali delle società cinesi, grazie alla graduale apertura del settore finanziario. Il capo del ramo cinese di JP Mogan ha citato fra i fenomeni chiave la costruzione di un collegamento fra le borse di Londra e Shanghai un nuovo sistema di regolamento per lo schema di investimenti obbligazionari che collega la Cina “continentale” con Hong Kong.
Per la Cina i flussi d’investimento estero in ingresso nella prima metà dell’anno hanno raggiunto i 43 miliardi di dollari, ha affermato Leung, anche grazie all’inclusione delle A shares cinesi, relative ad aziende cinesi quotate alle borse di Shanghai e Shenzhen, negli indici globali e regionali MSCI. In generale, è attesa una sempre maggiore apertura del Dragone sulle limitazioni alle quote di proprietà straniera per le aziende nazionali. Per Leung la liberalizzazione del settore finanziario cinese è un “elemento fondamentale” della strategia di crescita di J.P. Morgan nel Paese.
Fra i rischi legati al mercato cinese, al contrario, vanno inserite le possibili misure di risposta ai dazi degli Stati Uniti, Leung non auspica che si vada né verso la scalutazione dello yuan né verso la vendita dei titoli di stato americani: “Speriamo di vedere ulteriori misure di supporto da parte del governo dal punto di vista fiscale”.