New York – JPMorgan Chase ha annunciato di aver perso circa $2 miliardi su un investimento speculativo legato a titoli di credito derivati, per posizioni prese dal suo chief investment officer, piu’ rischiose di quanto preventivato. Il titolo JPMorgan Chase (JPM) ha subito un calo di quasi -7% sotto quota $38 nell’after hours al Nyse di New York. In ribasso tutto il comparto bancario, con vendite su Morgan Stanley, Citigroup, Bank of America, Goldman Sachs e perdite superiori al 2%. In calo anche i futures sull’indice S&P500.
E’ l’ennesima riprova di quanto irresponsabili siano le attivita’ di trading delle grandi banche globali, nonostante la grave crisi finanziaria e poi economica scoppiata nel 2007-2008, oggi giunta quasi al quinto anno. I derivati in questione sono denominati “synthetic credit securities”. La banca e’ stata costretta ad annunciare le perdite in un rapporto alla Sec, nella convinzione che non facendolo le perdite sarebbero state piu’ forti alla fine dell’anno.
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E’ stata Bloomberg a diffondere la notizia sul suo canale TV. JPMorgan Chase ha emesso un comunicato in cui dice: “Questo portafoglio ha dimostrato di essere piu’ rischioso, piu’ volatile e meno efficace come ammortizzatore economico rispetto a quel che la nostra societa’ aveva preventivato in origine”.
Sotto il Chief Executive Officer, Jamie Dimon, la banca ha cominciato a fare scommesse speculative troppo grandi e rischiose col denaro in cassa, hanno testimoniato 5 ex impiegati nel corso di un’indagine svolta quest’anno. “Alcune delle scommesse erano talmente grandi – scrive Bloomberg – che la banca non avrebbe probabilmente potuto uscirne senza perdere soldi o senza provocare scosse sul mercato finanziario”, hanno detto tre ex dirigenti di JPM.
In una conference call con lo stesso Ceo Dimon convocata subito dopo la chiusura di Wall Street, JPMorgan Chase ha annunciato che le perdite si sono verificate nella divisione gestita dal direttore finanziario di JPM Bruno Iskil, specificamente nel portafoglio dei crediti sintetici. La banca ammette che avra’ bisogno di $971 milioni di capitale come collaterale se il rating sara’ tagliato di un gradino dalle agenzie (Moody’s, S&P e Fitch) e di $1.7 miliardi se il taglio sara’ di due gradini. Circa 1 miliardo e’ stato perso nelle ultime 6 settimane e tutta la cifra nel primo trimestre 2012. La perdita sulle posizioni speculative risulta se il calcolo viene fatto “mark to market” e cioe’ ai prezzi attuali segnati oggi sul mercato dai titoli derivati in portafoglio.
Negli ambienti bancari di Manhattan si parla addirittura stasera di un possibile taglio del rating di 3 gradini, poiche’ JPM potrebbe avere in portafoglio “crediti sintetici” a lungo termine (“Level 3 CDS FTW per posizioni IG/HY”, tanto per usare il gergo ultra-tecnico dei trader). “Al 31 marzo 2012 il valore totale dei titoli derivati nel portfolio gestito da Bruno Iskil eccedeva i costi di circa $8 miliardi”, si legge nel comunicato.
A New York Iksil era noto per le sue maxi scommesse ultra-rischiose, fino a $200 miliardi l’una. Come cio’ sia ancora consentito dagli organi di controllo del mercato, negli Stati Unii e nel resto del mondo, dopo quel che e’ accaduto negli ultimi anni, e’ una domanda a cui solo la storia potra’ dare una risposta. JPMorgan Chase si era fatta notare nel corso della crisi finanziaria post crack Lehman Brothers del 2008, come “una banca dai bilanci solidi come una fortezza”. Da oggi, si capisce quanto cio’ o non e’ mai stato vero o non lo e’ certamente piu’.