Juncker bacchetta l’Italia: “stop flessibilità”. Martedì la risposta di Roma all’Ue
Continua il botta e risposta tra Roma e Bruxelles sulla manovra, mentre domani scade il termine entro il quale il governo dovrà inviare alla commissione europea la lettera per giustificare i motivi per cui intende non rispettare la regola del debito.
Il governo negli ultimi giorni ha lasciato intendere in più occasioni che non intende modificare i saldi indicati nella prima versione del documento programmatico di bilancio inviato a ottobre. Su questo fronte, oggi preseguirà il giro di audizioni partito venerdì scorso: attesi, tra gli altri, gli interventi di Istat, Corte dei conti, eUfficio parlamentare di bilancio.
Ieri, intanto, sull’onda delle polemiche delle ultime settimane, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker ha puntato il dito ancora una volta contro il governo italiano, affermando che
“Le regole esistono per essere rispettate, soprattutto dall’Italia che negli ultimi anni ha beneficiato di tutti gli elementi di flessibilità che abbiamo aggiunto alla griglia di lettura economica del patto di stabilità”.
Secondo Junker, questa flessibilità “ha consentito all’Italia di spendere 30 miliardi in più” rispetto a quanto avrebbe dovuto.
“La Commissione – ha detto Juncker – non può non vedere quello che succede in Italia. L’Italia prende le distanze rispetto alle sue promesse e ai suoi obblighi. Deve instaurarsi un dialogo virtuoso fra l’Italia e la Commissione. D’altra parte, tutti i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo sono d’accordo con la posizione della Commissione, l’Italia ha tempo fino a mercoledì prossimo per precisare le sue idee”.
La flessibilità ottenuta dall’Italia fin qui, ha aggiunto Juncker, le ha “permesso di spendere 30 miliardi in più rispetto a quanto avrebbe potuto spendere se il patto di stabilità non fosse stato arricchito di questi elementi di flessibilità di cui l’Italia è la prima beneficiaria. Così come è la prima beneficiaria del piano di investimenti Juncker e la seconda dei fondi strutturali. Capisco i problemi dell’Italia ma capisco anche quelli degli altri”.
Intanto secondo indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera,
“per tener conto dei dubbi di Bruxelles, ma anche dei nuovi dati sulla congiuntura, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, potrebbe aggiustare un po’ il tiro sulla crescita programmatica. Dall’1,5% l’obiettivo potrebbe essere ridotto ad un più realistico 1,3%”.