MILANO – La Cgil porta tutti in piazza. Tutti, o quasi. Lo sciopero è un flop. Secondo gli ultimi dati, l’adesione, per il ministero, sarebbe del 13 per cento. Per il sindacato rosso, invece, schizza al 58 per cento. Cifre che, comunque, non possono far sorridere la segretaria Susanna Camusso. Comunque sia, chi ha deciso di fasciarsi nelle bandiere rosse e – per dirla con le parole del ministro Brunetta – “concedersi il solito week-end allungato”, è riuscito a creare la consueta selva di disagi, tra autobus fermi, città paralizzate dal traffico, uffici e sportelli chiusi. Non mancano poi i soliti scemi, protagonisti di atti di vandalismo durante i cortei. A inquadrare la situazione, ci ha pensato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Prima fa leva “sulla bassa adesione allo sciopero”, che si sta registrando “tanto nel pubblico quanto nel settore privato”. Poi invita la Cgil a riflettere “sulla linea fin qui seguita”: creare disagi e violenze, ma a quale pro?
CAMUSSO A NAPOLI – Dal palco di Napoli, intanto, Susanna Camusso chiede dialogo aperto con i lavoratori, con Cisl e Uil. Poi rivolge un appello a Confindustria affinché cambi la sua politica. Nel giorno dello sciopero generale della Cgil, indetto per chiedere “più lavoro e meno fisco”, la neosegretaria non le manda a dire. Manifestazioni organizzate in tutta Italia, blocchi e disagi, ma sull’adesione sindacato e ministero litigano. Sulla base dei dati pervenuti, secondo il Ministero alle 13 avrebbero incrociato le braccia soltanto il 13,41% dei lavoratori del pubblico impiego. Secondo la Cgil, invece, l’adesione sarebbe al 58 per cento. Un dato che comunque non può soddisfare il sidnacato rosso.
“GOVERNO BUGIARDO” – “Questo governo dice solo bugie” e per cambiare rotta è necessario tornare a parlare con i lavoratori, anche con la Cisl e con la Uil, e che Confindustria cambi la sua politica”. Susanna Camusso, a Napoli, ne ha per tutti. “Si può voltare pagina decidendo tutti insieme di tornare nei luoghi di lavoro e dare di nuovo la parola ai lavoratori – ha sottolineato la Camusso rivolgendo un appello a Cisl e Uil – . E’ arrivato il momento di dire no ad un governo che ci mette l’uno contro l’altro” perchè “è possibile riprendere il filo a partire dalla necessità di tassare chi ha di più”.
Un altro invito la leader sindacale lo ha rivolte Confindustria: “Dopo due anni di politiche sbagliate, di deroghe ai diritti dei lavoratori, di divisione del sindacato, la vostra politica non ha prodotto alcun risultato. Fermatevi e ripartiamo dal lavoro che, solo con forme certe, è un diritto”. Poi, dal palco di Napoli, la Cgil ribadisce le sue priorità: riforma fiscale, un futuro per i giovani e cambiare le modalità con cui viene conferità l’indennità di disoccupazione. Infine l’ennesima bordata contro il governo. Questa volta si tira in ballo Fiat: “Non può esserci un Paese che non si occupa del piano industriale del suo più grande gruppo e di quali sono le conseguenze”, tuona la Camusso.
BRUNETTA: “UN FALLIMENTO” – La scarsa adesione dei dipendenti pubblici allo sciopero generale indetto dalla Cgil, del tutto analoga a quella registrata negli altri 4 scioperi generali degli ultimi 3 anni – ha commentato il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta – certifica il fallimento di un’iniziativa di cui non si capiscono gli obiettivi e della quale i cittadini non sentivano certo l’esigenza. Quella di oggi è stata solo la fiacca celebrazione dell’ennesimo sciopero allunga week-end”.
DISAGI – Nonostante la protesta tenga conto dei servizi essenziali, sono stati riscontrati disagi specie per i trasporti. Gli orari dello stop cambiano a seconda della città. Mentre le navi ritarderanno le partenze di quattro ore, le ferrovie si fermeranno delle 14.00 alle 18.00. Per quel che riguarda bus e metro i lavoratori si fermeranno per 4 ore, salvo Torino e Genova, dove lo stop coprirà otto ore. A Milano, disagi sono previsti dalle 18alle 22.
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La Cgil chiama la piazza per chiedere più lavoro e meno fisco con un nuovo sciopero generale, a meno di un anno dall’ultima mobilitazione, e la protesta renderà difficile la giornata per chi viaggia e non solo. Lo stop, il primo con Susanna Camusso alla guida dell’organizzazione e il quarto dall’insediamento dell’attuale governo, sempre senza le altre sigle sindacali, punta a chiedere all’esecutivo una svolta contro il declino e un cambio di marcia sul fronte del fisco e del lavoro. «Mi aspetto una grande risposta positiva e quella attenzione e voglia di non rassegnarsi», ha detto la leader Cgil alla vigilia che definisce la sua una «scelta di responsabilità» ed «una occasione straordinaria, uno strumento straordinario» per chiedere al Paese e al governo di cambiare: «ci vuole un’altra politica economica che parta dal fisco e dal lavoro».
Nelle circa 100 piazze nelle quali si stanno organizzando le manifestazioni (Camusso parlerà a Napoli) la Cgil si prepara a chiedere una riforma fiscale che riduca le tasse sul lavoro dipendente e sui redditi da pensione incrementando invece l’imposizione sulle grandi ricchezze. Treni fermi, bus a singhiozzo, ritardi nelle partenze per aerei e navi. Ma non solo. I disagi, oltre che i trasporti, riguarderanno anche gli altri settori, a partire dagli uffici pubblici, le scuole e le banche. Considerando, comunque, che la protesta è stata proclamata dalla sola Cgil e che quindi sarà improbabile che uffici e scuole restino completamente chiusi.
LA MAPPA DELLA PROTESTA – Ecco in sintesi la mappa della protesta che tiene conto, in ogni caso, delle fasce e delle prestazioni di garanzia nei servizi essenziali. Nel trasporto pubblico locale, inoltre, gli orari dello stop cambiano a seconda della città, mentre le navi ritarderanno le partenze di quattro ore.
Aerei – Piloti, assistenti di volo e personale di terra degli aeroporti scioperano per quattro ore dalle 10 alle 14.
Treni – Il personale circolante delle ferrovie si ferma delle 14 alle 18.
Bus e metro – Sciopero di 4 ore a esclusione di Torino e Genova, dove i lavoratori incrociano le braccia per otto ore. A Roma bus e metro si fermano dalle 8,30 alle 12.30; a Milano dalle 18 alle 22; a Napoli dalle 9,30 alle 13,30; a Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18; a Firenze dalle 17.30 alle 21.30; a Venezia dalle 10 alle 13; a Genova dalle 9,30 alle 17; a Bologna dalle 19.30 a fine turno; a Bari dalle 20 a fine turno; a Cagliari dalle 10 alle 14 e a Palermo dalle 9,30 alle 13,30.
Addetti autostrade – Gli addetti alle autostrade aderenti ala Cgil si fermano per quattro ore al termine di ciascun turno ed il personale dell’Anas per l’intera giornata.
Pubblico impiego – Lo sciopero sarà per l’intera giornata. Si fermano più di tre milioni di dipendenti tra insegnanti, ospedalieri, ministeriali e dipendenti degli enti locali. Sarà possibile trovare la fila negli uffici pubblici, e non riuscire a lasciare il figlio a scuola per mancanza degli insegnanti mentre negli ospedali saranno garantite le prestazioni essenziali ma potranno essere rinviate le visite ambulatoriali.
Banche – Per i lavoratori del settore (circa 330.000) la Fisac-Cgil ha esteso lo sciopero all’intera giornata. Potranno quindi esserci disagi allo sportello.
Commercio e turismo – Sciopero per l’intera giornata. Potrebbero esserci disagi nei centri commerciali e nei supermercati con file più lunghe alla cassa. Sembra improbabile invece che ci sia un’adesione massiccia da impedire di alzare la saracinesca.
Poste e telecomunicazioni – Otto ore per le poste (con rischio di fila per l’utente) e per l’intero comparto delle tlc (potrebbero esserci difficoltà a parlare con gli operatori dei call center).
Rai e spettacolo – Scioperano anche i lavoratori della Rai aderenti alla Cgil per l’intera giornata, ma anche i lavoratori dello spettacolo e della produzione culturale, sempre per l’intera giornata, con il rischio chiusura per cinema e teatri.
Industria – Scioperano naturalmente anche i lavoratori della Cgil nell’industria senza che ciò porti però disagi per l’utenza.
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Una patrimoniale sulle grandi ricchezze e sulla finanza per reperire risorse da redistribuire a favore del lavoro. La proposta e’ del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rilanciata alla presentazione del libro di Marianna Madia sui precari. L’interlocutore e’ il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che subito replica: ”La patrimoniale finirebbe per colpire la casa e i bot e non sarebbe una cosa giusta”.
”Continuiamo ad immaginare possibile un Paese che cresce – ha detto Camusso – ma abbiamo una cosa da fare, cambiare la distribuzione della torta e portare la ricchezza verso il lavoro”. Con queste risorse, e’ il ragionamento del segretario della Cgil, si possono varare misure per i pracari, nuovi ammortizzatori sociali. Quindi ”grandi ricchezze, rendite, finanze, dovrebbero mettere a disposizione somme piu’ elevate e non piccole quote come avviene ora”. In soldoni ”una patrimoniale”.
Tremonti ha spiegato la sua contrarieta’. ”Penso che oggi le grandi fortune non siano presenti sul territorio ed una eventuale patrimoniale – ha sostenuto – finirebbe per tassare la casa e i bot e dubito che questa sia la cosa piu’ giusta ed efficace”. Il ministro ha detto che attualmente la struttura della ricchezza e’ cambiata e ”se la patrimoniale non ha funzionato in passato, quando la ricchezza era piu’ stabile sul territorio, credo che ora non funzionerebbe proprio”. Controreplica della Camusso: ”I grandi patrimoni ci sono, eccome. Di certo non pensiamo a tassare la casa e i bot”.