NEW YORK (WSI) – Uno dei migliori giocatori dell’ultimo decennio e, forse, di sempre, del basket mondiale, Kobe Bryant, in un’intervista concessa a Sport Illustrated parla ancora una volta della sua infanzia in Italia e della fortuna che ha avuto nel crescere da noi.
Infatti il padre, conosciuto come “Jellybean” Bryant, aveva giocato nel campionato italiano per parecchi anni e il figlio, Kobe, è cresciuto in Europa, dove è rimasto fino ai 14 anni. o.
Oltre a parlare ancora correntemente italiano, la sua formazione sportiva è avvenuta da noi e ancora oggi ne è grato: “Sono stato molto fortunato a crescere in Italia, a quel tempo il basket negli Stati Uniti stava impazzendo e quello che contava era solamente la forza. Io invece non ho fatto nulla di tutto questo e, grazie al sistema italiano, mi sono concentrato su altro”.
“Gioco di gambe, gioco di gambe e ancora gioco di gambe, come creare spazio, come gestire la palla, come proteggere la palla e come girare la palla. Non ero il ragazzo più forte, non ero il più veloce e non ero nemmeno il più atletico. Ero probabilmente il più abile, ma non aveva importanza”.
Così una volta tornato negli Stati Uniti divenne tra i più atletici nella Lega, ma ancora oggi critica il sistema americano. “L’AAU (la federazione sportiva degli Stati Uniti) si concentra troppo sulle partite ufficiali e non abbastanza sulla tecnica, il che significa che i giocatori non possono costruire certe abilità al di fuori dell’atletismo”.